La Stampa 27.3.16
Bullismo, la psicologa
«Gli insegnanti sono esposti tanto quanto gli studenti»
intervista di L. Cat.
La
psicologa Giuliana Guadagnini è responsabile del Punto d’ascolto per il
disagio scolastico di Verona e docente al Master universitario in
criminologia e psicologia investigativa presso lo Iusve di Venezia.
Anche gli insegnanti possono essere vittime di bullismo?
«Certo,
il fenomeno esiste e si manifesta con le stesse modalità che si
riscontrano tra i gruppi di ragazzi. Video girati di nascosto e postati
in rete, aggressioni verbali e fisiche reiterate. In alcuni casi i
docenti procedono per vie legali. C’è chi ha cambiato istituto, chi ha
addirittura cambiato cognome. I danni possono essere devastanti:
disturbi psicologici, tra cui quelli d’ansia o depressivi, problemi
alimentari e pensieri suicidi».
La diffusione di Internet e dei social network ha amplificato il fenomeno?
«Il
cyberbullismo è più insidioso del bullismo tradizionale, perché il
mondo virtuale fa cadere i limiti spazio-temporali dell’attività
vessatoria. Le immagini e video diffamatori raggiungono un pubblico
potenzialmente illimitato e la vittima è esposta 24 ore su 24. Inoltre
la condizione di anonimato in cui opera il cyberbullo gli conferisce una
percezione di impunibilità».
In che cosa consiste il suo servizio?
«Il
Punto di Ascolto, attivo dal 2007 presso l’Ufficio Scolastico, riceve e
gestisce le segnalazioni anche in sinergia con le forze dell’ordine.
Gli interventi sono volti a tutelare la vittima e attivare eventuali
provvedimenti contro i bulli. Va ricordato che molti comportamenti di
bullismo e cyberbullismo sono ascrivibili a reati - dallo stalking
all’istigazione al suicidio - e come tali perseguibili a norma di
legge».
Essere insegnante oggi è più difficile rispetto al passato?
«Il
patto di corresponsabilità tra scuola e famiglia nell’educazione del
minore è più fragile rispetto al passato. Le due istituzioni, che
dovrebbero rafforzarsi e legittimarsi a vicenda, sono spesso in
conflitto fra loro. Ma c’è anche un altro aspetto: alcuni insegnanti
cercano un dialogo paritario con gli allievi concedendo l’amicizia su
Facebook o partecipando ai gruppi su WhatsApp. Può essere una mossa
incauta. Per quanto oggi i rapporti siano meno gerarchici la distinzione
dei ruoli va sempre salvaguardata».