La Stampa 26
Se cediamo alla paura morirà la democrazia”
Il filosofo polacco Bauman: in altre parti del mondo vengono uccise molte più persone, ma lì non ci sono i riflettori puntati
intervista di Francesca Paci
Da
anni il filosofo polacco Zygmunt Bauman mette in guardia dalla paura,
il più sinistro tra i demoni annidati nelle città aperte in cui viviamo.
Gli attentati di martedì, come quelli di Parigi, raccolgono
nell’abbraccio mortale del terrorismo quell’insicurezza del presente e
quell’incertezza del futuro che lui, il teorico della società liquida,
ha individuato nel nostro Dna. Questo sì, lo spaventa.
Ripetiamo
che a Bruxelles è stato colpito il cuore dell’Europa: è così professor
Bauman, o si tratta di propaganda jihadista che non dovremmo
assecondare?
«Il “cuore” che i terroristi cercano di colpire è
quello dove abbondano le telecamere, sempre assetate di sensazioni nuove
e scioccanti a cui garantire attenzione massima per qualche giorno. C’è
un numero dieci volte maggiore di persone uccise da qualche parte tra i
tropici del Cancro e del Capricorno che non ha alcuna chance di
ottenere la visibilità degli attacchi di New York, Madrid, Londra,
Parigi o Bruxelles. È invece in queste ultime città che i bisbigli
acquistano la forza dei tuoni. A spese minime - un biglietto aereo, un
kalashnikov, un esplosivo fatto in casa, la vita di un pugno di
disperati – corrispondono a ore interminabili di spazio tv gratis e
picconate ai valori democratici da parte dei governi che dovrebbero
proteggerli».
La nuova generazione di terroristi usa i benefici della «società liquida»?
«È
il principio ispiratore della loro strategia sin dall’inizio:
disponendo di risorse limitate, si sono dedicati a provocare il loro
nemico, teoricamente forte ma in realtà estremamente vulnerabile. I
terroristi hanno imparato velocemente l’arte di puntare in alto e
massimizzare i profitti diminuendo le spese – ossia utilizzando lo zelo
miope con cui l’avversario è entrato nel gioco».
I terroristi considerano l’Europa una comunità unita molto più di quanto facciano gli europei?
«Per
ironia della sorte i terroristi riescono ad assestare colpi capaci di
ripercuotersi su tutta l’Unione Europea. Potremmo dire che sono il più
potente fattore unificante tra i membri di un’UE che altrimenti vede
sfaldarsi molte delle sue cuciture. La paura, lo spreco di risorse
sempre maggiori nella costruzione di muri, l’impiego di un numero
crescente di uomini per la sicurezza e costosi gadget per lo spionaggio
nella vana speranza di prevenire il prossimo attentato: tutto questo si
sta verificando non solo nei luoghi colpiti ma anche molto più lontano,
nei Paesi dell’Europa di “seconda velocità” che il terrorismo non ha
alcuna intenzione di attaccare avendo sobriamente calcolato costi e
benefici».
I terroristi non sono stranieri, sono cresciuti nelle nostre città: perché ci odiano?
«Contrariamente
all’infame affermazione di Victor Orban, per cui “tutti i terroristi
sono migranti”, quasi tutti i terroristi sono “indigeni”. I furbi,
astuti e feroci cospiratori che ispirano il terrorismo possono vivere
lontano, in Paesi stranieri, ma la loro manovalanza viene reclutata tra i
discriminati, gli umiliati e vendicativi giovani che crescono in mezzo a
noi senza futuro. Tenerli in condizione di privazione è un modo di
cooperare con il terrorismo: seguendo la logica dell’occhio per occhio
allarghiamo il bacino che i capi terroristi hanno mostrato di saper
usare bene».
L’Islam radicale sta colmando il vuoto delle ideologie del 900?
«Non
potendo garantire ai loro correligionari vite fantastiche i
fondamentalisti islamici offrono loro il miglior balsamo alternativo
alla dignità umana mortificata: una morte piena di senso. Molti (ma
questi molti sono una piccola minoranza dei musulmani che vivono in
Europa) cedono alla tentazione non avendo altre strade verso la dignità
umana».
Possiamo davvero salvarci moltiplicando i muri?
«Costruire
muri per tenere i migranti fuori dai nostri cortili ricorda la storia
dell’antico filosofo Diogene che rotolava avanti e indietro nella botte
in cui viveva sulle strade della nativa Sinope. Alla domanda sul perché
del suo strano comportamento rispose che vedendo i vicini occupati a
blindare le porte e sguainare le spade sperava di dare il suo contributo
alla difesa della città contro l’avanzata delle truppe di Alessandro il
Macedone».
È preoccupato per la civiltà occidentale?
«La
sola ma grave ragione per essere preoccupato è la fortunatamente piccola
possibilità che l’Europa abbandoni i suoi valori e si pieghi al codice
di comportamento dei terroristi, sarebbe il suicidio della casa della
moralità e della bellezza dov’è nata l’idea di libertà, eguaglianza e
fratellanza».