La Stampa 24.3.16
M5S e Berlusconi convergono sulla linea attendista di Renzi
Il premier: “Nessuna minaccia specifica”. Lega isolata
di Fabio Martini
Al
piano nobile di palazzo Chigi sta scivolando senza increspature la
riunione voluta di prima mattina da Matteo Renzi per informare tutte le
forze politiche su quel che il governo sa dell’Isis, un clima solidale
davvero irrituale, al quale prova a sottrarsi per un attimo il
rappresentante della Lega, il senatore Sergio Divina, che dopo aver
posto l’ennesima domanda, si sente rispondere dal presidente del
Consiglio: «Non siamo mica al question time!». Un «fuoco» isolato, che
si spegne subito. Lo spirito della riunione è un altro e infatti dopo
gli interventi dei rappresentanti degli altri gruppi di opposizione -
Cinque Stelle, Forza Italia, Fratelli d’Italia - si materializza la
novità: attorno alla linea prudente del governo si determina una sorta
di «union sacrée», una convergenza quasi unanime tra le principali forze
politiche. Certo, restano agli atti i distinguo delle due destre,
quella della Lega e quella di Fratelli d’Italia, ma i principali gruppi
di opposizione, Forza Italia e Cinque Stelle, convergono. Semplificando,
ma non troppo, si potrebbe sintetizzare così: Berlusconi e Grillo
apprezzano il Renzi che si tiene lontano da ogni tentazione
interventista.
Ecco la novità, ecco la vera «notizia» di giornata,
gradita dal presidente del Consiglio e che si è materializzata, nella
sala di Palazzo Chigi con gli interventi di Renato Brunetta, presidente
dei deputati “azzurri” e della capogruppo dei senatori Cinque stelle
Nunzia Catalfo. Ma a dar forza alla novità hanno contribuito due
interventi esterni alla riunione. Anzitutto una lettera al “Foglio” di
Silvo Berlusconi: «E’ tempo di mettere da parte i labili distinguo e gli
egoismi nazionali» e «bisogna che i governi dell’Occidente capiscano
che c’è un solo modo per risolvere la situazione: andare ad estirpare il
cancro dell’Isis alla radice, con una coalizione che, sotto l’egida
dell’Onu, riunisca Europa, Stati Uniti, Russia, Cina e i paesi musulmani
moderati ed intervenga militarmente per eliminare la fabbrica della
morte in Iraq e blocchi i conflitti in Siria e in Libia».
Certo,
un intervento volutamente «alto», ma significativo quello di Berlusconi,
perché non insiste sulle divisioni interne, esattamente lo stesso
approccio, anche se da una visuale diversa, di Alessandro Di Battista,
del direttorio del Cinque Stelle: «Questo è il momento della
responsabilità, non quello di fare attacchi politici e mi auguro si
inizi a buttare acqua sul fuoco» delle polemiche. Di Battista dà persino
atto al premier Renzi «di continuare a resistere sull’intervento in
Libia, nonostante le tante pressioni a cui è sottoposto».
E quanto
al presidente del Consiglio, per una volta, ha incassato senza
sottolineature. Aveva deciso di convocare i capigruppo di prima mattina
con appuntamento alle 7,30: un orario «salutista» per prevenire critiche
attorno ad un rito che poteva apparire partitocratico? Qualcosa di
elefantiaco nella riunione in effetti c’era: tra gruppi di Senato e
Camera si sono presentati in venticinque. Renzi ha introdotto: «Abbiamo,
come tutti i partner, messo in campo tutte le misure di sicurezza
necessarie, anche se non risulta ad ora una minaccia specifica in
Italia». Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha spiegato che fino
ad oggi sono stati realizzati 109.000 controlli su personaggi e
situazioni sospetti, mentre la notizia più significativa l’ha fornita il
sottosegretario ai Servizi Marco Minniti: «Fino ad ora sono giunti in
Italia 140 warning». Poi si è aperta una discussione senza fili spinati.
Pino Pisicchio, presidente del gruppo Misto: «L’Italia vinse la sua
guerra al terrorismo perché costruì una solidarietà di popolo contro chi
praticava l’omicidio. Costruiamo una forte solidarietà con le comunità
islamiche italiane». Per una volta tutti d’accordo e, per dirla col
senatore Paolo Naccarato, «una riunione segnata da uno spirito
repubblicano».