La Stampa 23.3.16
Uso degli embrioni, stop della Consulta
La Corte dice no al ricorso di una coppia, resta il divieto di ricerca su quelli malati o in sovrannumero
La Consulta ha deciso che rimanga il divieto contenuto nella legge 40, perché riguardava embrioni non idonei alla gravidanza.
di Paolo Russo
Resta
 il divieto di destinare alla ricerca gli embrioni non utilizzati per la
 fecondazione assistita perché in sovrannumero o malati. Così come 
continuerà a non essere possibile per la donna negare il consenso 
all’impianto di un ovulo già fecondato. La Corte Costituzionale ha 
dichiarato ieri inammissibile la questione di legittimità su uno degli 
ultimi tasselli rimasti della legge 40 sulla fecondazione assistita. E 
questo, scrivono i giudici, «in ragione della complessità dei profili 
etici e scientifici che lo connotano» e che «rendono impossibile una 
pluralità di scelte, inevitabilmente riservate al legislatore». Spetterà
 così a Governo o Parlamento esprimersi sulla spinosa questione che 
aveva in questi mesi mobilitato il mondo della scienza, non solo 
italiano.
«Il divieto di ricerca contenuto nella legge 40 
influisce sulla salute collettiva e in più riguardava embrioni non 
idonei alla gravidanza. La Corte ha riconosciuto la complessità dei 
problemi chiamando il Governo ad intervenire. Se non lo farà siamo 
pronti a ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo», dichiarano
 con un pizzico di amarezza Filomena Gallo e Gianni Baldini, avvocati 
della coppia che nel 2012 aveva chiesto che gli embrioni sani 
crioconservati fossero destinati ad attività diagnostiche e di ricerca 
scientifica. Richiesta “girata” poi dal Tribunale di Firenze alla 
Consulta.
Un punto a suo favore lo segna invece l’Avvocatura dello
 Stato, costituitasi a nome della Presidenza del Consiglio a difesa 
della legge. L’avvocato di Stato, Gabriella Palmieri davanti ai giudici 
si era presentata con due sentenze delle Corti di Lussemburgo e di 
Strasburgo, per le quali il diritto di poter donare gli embrioni umani 
alla ricerca «non rientra tra quelli fondamentali». Nella legge 40 «il 
legislatore ha voluto tutelare l’embrione quale entità che ha in se la 
vita, per cui non si può ritenere irragionevole che, nel bilanciamento 
degli interessi tra quello della tutela dell’embrione e quello allo 
sviluppo della scienza, sia il secondo a dover cedere» scrive la 
Palmieri nella memoria depositata alla Corte, che alla fine hanno 
passato la palla a governo e Parlamento.
«Mi dispiace non aver 
potuto spiegare davanti ai giudici alcuni fatti relativi alla ricerca 
sulle cellule staminali embrionali, che sta portando avanti studi su 
malattie come Parkinson, con l’avvio il prossimo anno di una 
sperimentazione sull’uomo, diabete e degenerazioni retiniche», ha 
commentato dopo la decisione dei giudici di non ascoltare gli esperti la
 scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo, tra i consulenti dei 
legali della coppia al centro del caso. «Tarpando questa parte di 
ricerca ci troveremo svantaggiati e i pazienti dovranno andare 
all’estero a curarsi quando le terapie saranno approvate», lamenta a sua
 volta Michele De Luca, anche lui consulente dei ricorrenti e direttore 
del centro di medicina rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio 
Emilia.
Secondo un censimento dell’Istituto superiore di sanità 
sono 3.862 gli embrioni “abbandonati” e crioconservati nei centri di 
procreazione assistita. Probabilmente resteranno in freezer ancora a 
lungo.
 
