La Stampa 23.3.16
La linea attendista di Renzi, con un occhio ai sondaggi
“Né sciacalli né colombe”
di Fabio Martini
Tutto
allude a una postura presidenziale. In piedi, appoggiato con entrambe
le braccia al podietto di ciliegio, Matteo Renzi per dieci minuti parla
degli attentati di Bruxelles, attingendo con gli occhi da un testo
scritto e alla fine conclude la sua esternazione con un «viva il Belgio,
viva l’Italia, viva la libertà!». E a quel punto il presidente del
Consiglio, senza attendere domande, si è congedato da telecamere e
giornalisti e si è diretto verso il suo ufficio di palazzo Chigi. Una
dichiarazione con intenti solenni, ma nei contenuti nessuna novità. In
continuità con quanto ha detto e fatto sul fronte Isis, Renzi è stato
attentissimo a non pronunciare la parola guerra, raccomandandosi di
evitare «reazioni impulsive», perché «questo è il momento della calma».
Nessun accenno ad una preoccupazione per la sicurezza delle città
italiane, illustrazione delegata al ministro dell’Interno.
Complessivamente un atteggiamento di attesa che Renzi ha espresso con
una frase un po’ sibillina: «Non è il tempo degli sciacalli, ma non è
neanche il tempo delle colombe». Un approccio che sembra riecheggiare
quello del Partito socialista alla vigilia della prima guerra mondiale,
che sintetizzò il suo neutralismo col celebre «Né aderire né sabotare».
Per
il resto Renzi ha ribadito due concetti a lui cari. Il primo: «I nostri
nemici sono già nelle nostre città», «investiamo altrettanto risorse di
quelle che mettiamo nella sicurezza, nella cura delle nostre
periferie». Il secondo concetto non è nuovo ma scandito con enfasi: «Ci
vuole un patto europeo per la libertà e per la sicurezza: vada fino in
fondo stavolta l’Ue: investa in una struttura unitaria di sicurezza e
difesa. È dal 1954 che l’Europa discute e litiga sulla difesa comune, i
Servizi segreti lavorino di più e insieme». Un atteggiamento di attesa
tanto più significativo se si pensa che proprio in queste ore Francia e
Regno Unito stanno mettendo a punto le misure per un intervento tante
volte annunciato ma sempre più imminente: quello in Libia contro le
roccaforti dell’Isis. Naturalmente le notizie che filtrano attraverso le
fonti diplomatiche devono poi tradursi in realtà, ma se davvero inglesi
e francesi si stanno per muovere, il quadro per l’Italia sarebbe
destinato a cambiare.
Il presidente del Consiglio, pur informato
della possibile escalation anglo-francese, per ora non si sposta da una
posizione che ha ribadito tante volte, pur glissando sulle motivazioni
che la ispirano. Renzi è convinto che una posizione di attesa convenga
all’Italia per due motivi: infilarsi nel deserto libico può trasformarsi
in un’avventura rischiosissima; un atteggiamento non aggressivo ha
finora tenuto lontano l’Isis dalle città italiane. Oltretutto Renzi
ritiene che un intervento diretto in Libia sarebbe molto impopolare, in
questo confortato dai sondaggi. Un atteggiamento prudente che Renzi ha
confermato nei suoi brevi colloqui con i principali leader europei e
confermerà oggi negli incontri con tutti i capigruppo parlamentari. Dopo
uno dei suoi tweet a caldo («Con il cuore e con la mente a Bruxelles»)
il presidente del Consiglio ha deciso che il miglior modo per comunicare
con l’opinione pubblica fosse la dichiarazione senza domande. Anche se
in termini di comunicazione pura, il messaggio di parte italiana più
efficace ha finito per essere anche quello più spontaneo: la commozione
dell’Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini
durante la conferenza stampa col ministro degli Esteri giordano.