La Stampa 15.3.16
È cominciata la caccia ai marziani
Partita
 la missione ExoMars: a bordo una sonda e una stazione meteorologica 
made in Italy Svelerà il mistero del metano nell’atmosfera, poi nel 2018
 un rover cercherà i batteri alieni
di Gabriele Beccaria
Trovare
 vita su Marte: nessuna missione spaziale ha mai avuto un obiettivo 
tanto ambizioso e da ieri ha cominciato a prendere forma. Il momento x è
 scattato alle 10.30 italiane, quando un razzo russo Proton è partito da
 Bajkonur. In pancia portava la sonda europea ExoMars, che tra sette 
mesi, il 19 ottobre, arriverà finalmente sul Pianeta Rosso. E lo 
studierà con occhi tutti nuovi.
ExoMars si dividerà in due: 
l’«orbiter» entrerà in orbita e da un’altezza di 400 km analizzerà i gas
 dell’atmosfera marziana, mentre un «lander» si adagerà sulla superficie
 e raccoglierà, entro un tempo limite di quattro giorni, il massimo 
possibile di dati: temperature, pressione e umidità della debole «aria 
marziana», oltre alle caratteristiche dei suoi venti. Se alla sonda è 
stato affibbiato l’acronimo «Tgo» (Trace gas orbiter), la stazione meteo
 si chiama «Schiaparelli», intitolandola così al celebre astronomo 
italiano che tra Ottocento e Novecento indagò Marte.
E di italiano
 - in questa avventura dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, in 
collaborazione con l’ente russo Roscosmos - c’è tantissimo altro. «Made 
in Italy» è il progetto e la costruzione del «lander» e responsabile del
 principale esperimento a bordo, chiamato «Dreams», è Francesca 
Esposito: ricercatrice dell’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica, 
all’Osservatorio di Capodimonte, coordinerà la raccolta delle 
informazioni sulle forze aerodinamiche ed elettrostatiche delle tempeste
 di sabbia. Serviranno a capire i processi di erosione e quelli chimici 
al suolo e, quindi, saranno preziose per svelare gli enigmi della vita 
marziana. Intanto, «Tgo» lavorerà con ritmi meno serrati ma più distesi:
 fino al 2022, infatti, cercherà di svelare se le deboli emissioni di 
metano siano legate alla geologia (e quindi alla presenza di acqua) o 
alla biologia (e quindi a qualche tipo di microrganismi).
Il passo
 successivo della grande indagine è atteso per il 2018: la «sorella» 
dell’attuale ExoMars depositerà un rover che per la prima volta 
trivellerà, sminuzzerà e «cuocerà» il suolo a caccia di batteri. Anche 
in questo veicolo a sei ruote ci sarà molto «made in Italy». E non è un 
caso: l’Asi, l’Agenzia spaziale italiana, è il contributore numero 1 e 
partecipa con 350 milioni di euro, vale a dire un terzo del valore di 
entrambe le spedizioni.
Ma adesso l’orgoglio europeo e italiano si
 concentra sull’atterraggio: il «lander» attraverserà l’atmosfera a 21 
mila km l’ora e dopo 360 secondi mozzafiato dovrà posarsi dolcemente. 
L’unico precedente firmato Esa è del 2003. Ma allora il Beagle 2 non si 
attivò mai. Si avvicina il momento della rivincita.