martedì 15 marzo 2016

La Stampa 15.3.16
Petry ora punta al Bundestag
“Siamo un partito di massa”
Dopo il successo alle regionali, si delinea l’agenda dell’AfD: dalla privatizzazione della tv pubblica alla stretta sul diritto d’asilo. Merkel: la nostra linea non cambia
di Alessandro Alviani

Il giorno dopo il trionfo alle regionali di domenica in tre Länder, la leader della AfD Frauke Petry lancia un nuovo slogan: «Siamo il partito della pace sociale». La Germania, ha spiegato ieri Petry a Berlino, è attraversata da anni da una crescente frattura sociale, «il ceto medio si impoverisce sempre di più» e il Paese assiste a una «etnicizzazione della violenza», al punto che la polizia non osa più metter piede in alcuni quartieri. Ergo: c’è bisogno di un partito che si concentri sulla pace sociale «e quel partito siamo noi». La AfD prova insomma ad allargare le proprie basi e a non farsi ridurre a formazione anti-rifugiati. Petry vede la AfD già sulla strada verso una «Volkspartei», un partito di massa. Già domenica l’«Alternativa per la Germania» ha pescato voti non solo nella Cdu, ma anche nella Linke (sinistra radicale) e nella Spd, ma soprattutto ha conquistato il voto di quasi 400.000 cittadini che alle ultime elezioni erano rimasti a casa. Dati alla mano, quella che era nata tre anni fa come una formazione di professori anti-euro non sembra più una meteora: negli ultimi due anni ha superato lo sbarramento del 5% in tutte le regionali e oggi è presente nei Länder in otto parlamenti su sedici. E pensare che nel 2015 rischiava di fare la fine di tutti i partiti e partitini di destra o populisti nati in Germania negli ultimi anni. Al termine di un lungo scontro interno il gruppo riunito intorno a Frauke Petry ha infine messo in minoranza l’ex numero uno, Bernd Lucke. La AfD si è spaccata, Lucke ha fondato un suo mini-partito, Frau Petry ha virato a destra - e ha tratto profitto dalla politica delle porte aperte imboccata da Merkel. Che però, nonostante la sconfitta nelle urne, ribadisce di non voler cambiare la sua linea. La AfD è riuscita a intercettare il malumore di quella fetta di tedeschi indignati coi partiti tradizionali, scettici sulle politiche sui rifugiati, preoccupati di retrocedere nella scala sociale e temono l’aumento della criminalità o un peso eccessivo dell’Islam in Germania. Ed è proprio su quest’ultimo fronte che la AfD potrebbe concentrare la sua prossima battaglia. «Il diritto d’asilo e l’euro sono temi logori, non portano nulla di nuovo», ha scritto Beatrix von Storch, una dei tre vice di Petry, in una mail interna citata dallo Spiegel. Ecco allora che nella bozza del programma, la AfD chiede di vietare di indossare in pubblico il burqa e il niqab e di proibire minareti e canti dei muezzin. Resta la volontà di mettere limiti l’applicazione del diritto d’asilo.
Ad essere vietati dovrebbe essere inoltre la circoncisione per motivi religiosi, praticata dalle comunità ebraica e musulmana («viola la dignità umana»), così come la macellazione rituale senza anestesia. E ancora: carcere già a 12 anni invece che a 14; tossicodipendenti e alcolisti non più curabili con una terapia, così come i criminali con malattie psichiche dovrebbero finire in carcere piuttosto che in una clinica; la Germania dovrebbe tornare al nucleare e organizzare un referendum sulla permanenza nell’euro; la tv pubblica dovrebbe essere privatizzata e il canone abolito. Potrebbe essere questa la piattaforma programmatica con cui la AfD tenterà nel 2017 di entrare al Bundestag.