giovedì 10 marzo 2016

La Stampa 10.3.16
La Cassazione
“Caso Cucchi, inerzia dei medici ingiustificabile”

I medici del policlinico «Sandro Pertini» avevano il dovere di diagnosticare «con precisione» la patologia di Stefano Cucchi anche in presenza di una «situazione complessa che non può giustificare l’inerzia del sanitario o il suo errore diagnostico». È per questa ragione che la Cassazione - come i supremi giudici scrivono nelle motivazioni del verdetto 9831 depositato ieri dalla Quinta sezione penale - ha annullato le assoluzioni dei cinque camici bianchi che avrebbero dovuto curare Cucchi, il geometra morto nel 2009 dopo una settimana di ricovero. Con una sentenza di 57 pagine, i giudici hanno accolto solo in parte il ricorso del pm Mario Remus contro i proscioglimenti di tutti gli imputati emessi dalla Corte di Assise di Appello il 31 ottobre 2014. Il processo d’appello bis si riaprirà solo per i medici, non per i tre agenti della penitenziaria, né per i tre infermieri. Per la Cassazione non è accettabile che i giudici dell’appello abbiano rinunciato a fare chiarezza sulle cause della morte di Cucchi a fronte di una sentenza di primo grado che invece parlava di mancanza di liquidi e nutrimento, con testimonianze importanti che indicano nei carabinieri gli autori del pestaggio del trentenne romano.
«Siamo soddisfatti - ha detto Ilaria Cucchi - la Cassazione ha riconosciuto che, nonostante la grande confusione creata dai periti, la giustizia non avrebbe dovuto abdicare. Non ci si doveva arrendere senza una causa di morte certa. La Corte parla di resa cognitiva dei giudici d’appello. Questa resa cognitiva la dobbiamo ai periti. Ma non ci deve fermare, cosi come non si deve fermare il corso della giustizia verso la verità».