giovedì 10 marzo 2016

La Stampa 10.3.16
Il progetto di Erdogan
Una città di profughi in Siria grande come Houston
La “soluzione” del presidente turco bloccherebbe anche i curdi
di Giordano Stabile

Al confine
La città sarebbe costruita nel Nord della Siria per ospitare i milioni di profughi fuggiti in Turchia

Una città grande come una metropoli americana, da costruire dal nulla nel Nord della Siria per ospitare i milioni di profughi fuggiti in Turchia che premono alle porte dell’Europa. È l’idea del presidente Erdogan per mettere la parola fine alla crisi dei migranti.
Il leader turco l’ha lanciata la scorsa settimana da Istanbul, dopo aver annunciato l’apertura a maggio del terzo ponte sul Bosforo, il Yavuz Sultan Selim, da lui fortissimamente voluto. Grandi infrastrutture, opere per lasciare il segno. La nuova città, da realizzare «su una superficie di 4500 chilometri quadrati», sarà pari a una metropoli delle dimensioni di San Francisco o Houston.
Erdogan ha specificato che la città dei profughi dovrebbe essere costruita «vicino al confine turco», in cooperazione con la comunità internazionale. «Ne ho già parlato con Obama e abbiamo anche stabilito le coordinate ma il progetto non è ancora partito», ha rivelato il presidente turco: «Qual è la nuova formula per uscire dalla crisi dei profughi? Fondare una nuova città». Finora non ci sono state reazioni da parte americana, né la Turchia ha fornito una data per l’inizio dei lavori.
Il mega campo
Le dimensioni di 4500 chilometri quadrati sono comparabili all’area urbana di Houston, che ospita 5,7 milioni di abitanti, oltre il doppio di tutti i rifugiati siriani in Turchia, 2,7 milioni. Ma le città siriane hanno densità molto maggiori: Aleppo, la più grande metropoli del Paese, prima della guerra contava 3,6 milioni di abitanti su una superficie di 259 chilometri quadrati. A comparazione, uno dei campo profughi più vasto al mondo, quello di Zaatari nel Nord della Giordania, ospita oltre 90 mila rifugiati su 5 chilometri quadrati.
Più che una città, o a un mega campo profughi, il progetto di Erdogan assomiglia alla «zona cuscinetto» che da tempo vuole ritagliare nel Nord della Siria per ragioni umanitarie. E strategiche. Ankara ha prima proposto una no fly zone, poi un’area sicura per i rifugiati in fuga dalla guerra. Le dimensioni erano maggiori: 110 chilometri di lunghezza per 28 di profondità in territorio siriano, lungo il confine che corre fra le città turche di Oncupinar e Karkamis.
La gigantesca «new city» si verrebbe a trovare nel centro di questa zona cuscinetto, a Nord di Aleppo e fra i posti di frontiera di Bab al-Salama e Jarabulus. È l’area del «saliente arabo», dove storicamente popolazioni di lingua araba si insinuano nella lunga striscia di terra popolata dai curdi alla frontiera fra Siria e Turchia. Il saliente è attaccato ora dai guerriglieri dello Ypg curdo che vogliono unire l’intero territorio sotto la bandiera del Kurdistan siriano. Una città popolata da profughi prevalentemente arabi bloccherebbe per sempre il progetto curdo.
Zona cuscinetto
Per Ankara lo Ypg è semplicemente il «cugino» del Pkk e il sogno del Kurdistan siriano un incubo strategico. Il Pkk a quel punto avrebbe un punto di appoggio in territorio sicuro per alimentare all’infinito la guerriglia nel Sud della Turchia. Impedire che si formi è vitale. Ma la no fly zone è tramontata lo scorso settembre con l’arrivo in Siria della flotta di cacciabombardieri russi a sostegno di Bashar al-Assad. E della «zona cuscinetto umanitaria» non se parla più, anche se la Turchia ha costruito un grande campo profughi in territorio siriano.
La «new city» unisce ragioni umanitarie, la necessità di inventarsi qualcosa di fronte alle pressioni dell’Europa, e il compito di tenere a bada i curdi. Per Erdogan è la «nuova formula» magica. Chissà se qualcuno questa volta l’ascolterà.