il manifesto 10.3.16
Mattarella riceve la famiglia Regeni
Oggi risoluzione al Parlamento europeo
di Eleonora Martini
Il
Parlamento europeo «condanna con forza la tortura e l’assassinio del
cittadino europeo Giulio Regeni» e «chiede alle autorità egiziane di
fornire alle autorità italiane tutti i documenti e le informazioni
necessarie per permettere una inchiesta pronta, trasparente e
imparziale». Parte da qui la risoluzione d’urgenza firmata da decine di
parlamentari di tutti i partiti (tranne lo Enf di Le Pen e Salvini) che
sarà votata oggi a Bruxelles al termine del dibattito in seduta plenaria
promosso dal Pse.
Nel testo, limato ieri a Strasburgo nella
riunione dei gruppi parlamentari, si sottolinea la «grave
preoccupazione» dell’istituzione europea per il fatto che l’omicidio
Regeni «non è un incidente isolato» in Egitto. Motivo per il quale il
Parlamento chiede agli Stati membri e all’Eaas, il Servizio europeo per
l’azione esterna, di sollevare nei riguardi del Cairo «la pratica di
routine delle sparizioni e delle torture» ricordando che «il contesto di
torture morti in carcere e sparizioni negli ultimi anni in Egitto è in
chiara violazione dell’accordo di associazione Ue-Egitto». Non è il
massimo, ma è già qualcosa.
In Italia invece si fa fatica a
percepire l’iniziativa politica per pretendere dal regime di Al-Sisi
verità e giustizia sull’omicidio del giovane dottorando friulano. Se non
fosse per il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ieri ha ricevuto
al Quirinale la famiglia Regeni – i genitori Claudio e Paola e la
sorella Irene – lanciando così un forte segnale alle autorità egiziane.
Si apprende di «un colloquio composto, non senza una valenza emotiva,
nel quale è stata ribadita la solidarietà dell’intero Paese e l’impegno a
fare di tutto per fare piena luce su quanto accaduto». Subito dopo,
Mattarella ha incontrato il premier Renzi e, tra gli altri, i ministri
Alfano e Gentiloni.
Lo scopo è ribadire la volontà di non
accettare i continui depistaggi e accomodamenti provenienti dal Cairo,
anche se in molti – Sinistra italiana in testa – chiedono al governo
«azioni significative verso un regime che continua a prendere in giro il
nostro Paese». Una in particolare, specifica il coordinatore Nicola
Fratoianni: «È davvero arrivato il momento di richiamare l’ambasciatore
italiano». Anche Pier Ferdinando Casini, intervenendo al Senato nella
discussione sulla Libia, ha auspicato «una reazione molto più dignitosa»
da parte di Roma.
Dall’Egitto invece arrivano solo
rassicurazioni, anziché i documenti investigativi richiesti dagli
inquirenti italiani. D’altra parte, la procura di Giza ha ribadito di
essere l’unica titolare dell’inchiesta sulla morte di Regeni, ma ieri ha
fatto trapelare – tramite una fonte dell’Aki Adnkronos International –
di non avere alcuna intenzione di archiviare il caso, come riportato da
alcuni media locali. «Al momento non vi è nulla di nuovo nelle indagini –
avrebbe riferito la fonte – quando avremo nuove informazioni le
annunceremo». L’Ansa invece cita «una fonte qualificata della presidenza
egiziana» che assicura: «Al momento i rapporti Egitto-Italia sono nel
migliore stato visti gli accordi elaborati per la cooperazione comune
tra i due Paesi nei diversi campi politici ed economici, in particolare
nella lotta contro il terrorismo».