giovedì 10 marzo 2016

La Stampa 10.3.16
Il gioco a perdere dei due Pd
di Marcello Sorgi

Il “no” a schiaffone della commissione locale di garanzia al ricorso di Bassolino per i brogli alle primarie di Napoli non ha chiuso il caso. Don Antonio è offeso e parla di “sentenza preconfezionata”, dato che alcuni esponenti renziani del vertice del partito avevano escluso in anticipo che i risultati potessero essere annullati. Dalla minoranza Bersani e Cuperlo chiedono che si pronunci la commissione nazionale. E al di là di improbabili rovesci che riguardino la vincitrice Valente, si stanno creando le condizioni per rendere più difficile la sua campagna, e forse per evitare che possa entrare in ballottaggio.
A Roma e a Napoli questa possibilità esiste. Nella Capitale infatti la competizione è a tre, centrosinistra, centrodestra e Movimento 5 stelle; e nelle due maggiori coalizioni, uscite macchiate dallo scandalo di Mafia capitale, ci sono manovre simmetriche per danneggiare i due candidati Giachetti e Bertolaso. A sinistra, presentando una lista che rastrelli i voti sufficienti a far arrivare terzo il candidato renziano. E a destra, soprattutto da parte della Lega, togliendo all’ex-capo della protezione civile i consensi necessari per il secondo turno, e preparandosi, in caso di ballottaggio tra Pd e 5 stelle, a dirottarli sulla candidata grillina Raggi.
A Napoli la situazione è diversa. Il voto antipolitico è assorbito in buona parte dal sindaco in carica, De Magistris, che arriva logorato alla scadenza del primo mandato, ma non fino al punto da non superare il passaggio al secondo turno. Il centrodestra ha un candidato forte, Lettieri, che ci riprova perché la volta scorsa fu sconfitto per poco. Dividere i voti del centrosinistra, o farli mancare con un’astensione organizzata, espone la Valente al rischio di restar fuori.
Lo schema sperimentato da Cofferati in Liguria alle regionali del maggio 2015 potrebbe dunque ripetersi. Renzi non ha molte carte da giocare per recuperare il dissenso interno. A Roma, fin dalla contestata cacciata del sindaco Marino, la partita è stata in mano al presidente del partito Orfini. A Napoli il leader e presidente del consiglio s’è messo da tempo nelle mani del presidente della regione De Luca, il più fiero avversario di Bassolino. E proprio per questo sono alte le probabilità che tutto vada a finire in una disfida partenopea ai limiti della commedia dell’arte. Mentre a livello nazionale, ormai è chiaro, i due Pd, renziano e anti renziano, a questo giro giocheranno uno contro l’altro, anche a costo di perdere la guida delle maggiori città.