Il Sole Domenica 6.3.16
Orientarsi sull’omogenitorialità
La famiglia è «culturale»
di Vittorio Lingiardi
Non
siamo figli per nostra volontà. Molti sono concepiti senza essere
pensati, altri sono cercati a tutti i costi, la maggior parte arriva
percorrendo una delle tante strade comprese tra questi due estremi. Ogni
concepimento, nascita, adozione, ha una sua storia da raccontare, più o
meno consapevole, più o meno fortunata. Qual è il “vero” genitore?
Quello che mette a disposizione la propria biologia o quello che cresce i
figli fornendo cure e sicurezza? Quello che concepisce per caso o per
sbaglio o quello che desidera e attende? E che cosa è una famiglia?
Per
Natalia Ginzburg «una famiglia è anche, forse soprattutto, fatta di
voci che si intrecciano, è un linguaggio comprensibile solo a chi lo
pratica, una rete di ricordi e richiami». Nel 1888 (avete letto bene)
Émile Durkheim, padre della sociologia, scrive: «non esiste un modo di
essere e di vivere che sia il migliore di tutti [...] La famiglia di
oggi non è né più né meno perfetta di quella di una volta: è diversa,
perché le circostanze sono diverse».
Nonostante la storia ci
mostri i continui cambiamenti di forma e contenuto della famiglia, per
alcuni questa parola non evoca una costruzione relazionale di affetti e
progetti tale da giustificare l’uso del plurale (famiglie), ma coincide
solo con l’immagine di un uomo e di una donna sposati, monogami,
eterosessuali e fertili. Tutto ciò che sta fuori da questo modello
viene, implicitamente o esplicitamente, delegittimato: famiglie con
genitori adottivi, madri lesbiche e padri gay, madri e padri single,
famiglie create ricorrendo alle tecniche di riproduzione assistita. I
ripetuti inni al “naturale” (quindi niente antibiotici e
anticoncezionali?), sono evidentemente ignari di quanto “culturale” sia
la nostra cangiante idea (ideale) di “natura”.
Per questo è
frettolosa e transeunte, oltre che tracotante, l’affermazione del
ministro Alfano per cui avere impedito a due persone dello stesso sesso
(«cui lo impedisce la natura») la possibilità di avere un figlio sarebbe
stato «un bel regalo all’Italia». Impedire la stepchild adoption non è
stato fermare «una rivoluzione contronatura e antropologica», bensì
impedire a dei bambini il diritto di vedersi riconosciuta la propria
famiglia. Oggi, ignorare le complessità della scena riproduttiva e delle
funzioni genitoriali significa vivere fuori dalla realtà. Al cui
confronto quella dei cavoli e delle cicogne è senz’altro preferibile.
Mentre
il Parlamento, complice il primadonnismo cinico dei pentastellati,
stralciava e spacchettava una legge umana, anche le vite di molte
famiglie sono state stralciate e spacchettate. Per la legge italiana, il
genitore non biologico è un estraneo e il bambino un semi-orfano. Non
riconoscere che ci sono due genitori che hanno desiderato quel figlio e
vorrebbero assumersi la responsabilità di crescerlo, vuol dire creare
legalmente uno stato artificiale di mancanza che non corrisponde alla
realtà e alle necessità di quella famiglia. Non è solo il genitore
sociale a essere cancellato, ma la sua intera genealogia.
Da anni
la comunità scientifica sta studiando le dimensioni affettive,
psicologiche, fisiche, sociali, tecniche, legali, etiche ed economiche
delle varie forme di genitorialità. Le domande sollevate sono molte e
riguardano il rapporto tra desiderio di diventare genitore e ricorso
alle tecniche procreative, le rappresentazioni mentali che genitori e
figli hanno delle figure del donatore e della portatrice, le dinamiche
tra genitore biologico e genitore sociale, le complessità psicologiche,
filosofiche e giuridiche della gestazione di sostegno, la rilettura
della categoria psicoanalitica dell’Edipo, magari liberandosi del
complesso a favore della complessità.
Recuperando l’inevitabile
ritardo nei confronti della letteratura scientifica anglosassone,
ricercatrici e ricercatori italiani hanno prodotto una serie di volumi
che consiglio a chiunque sia chiamato ad esprimersi sul tema delle
«famiglie moderne» (che tra l’altro è il titolo di un importante volume
di Susan Golombok, direttrice del Centre for Family Research
dell’Università di Cambridge, che ad aprile uscirà in traduzione
italiana per le edizioni Edra). Nel box pubblicato all’interno di
quest’articolo un elenco di contributi italiani che mi hanno colpito per
la chiarezza documentata della loro voce.
Quanto alle riviste
scientifiche, è purtroppo esaurito, ma ci auguriamo verrà ristampato, il
numero monografico 2/13 di Infanzia e Adolescenza (il Pensiero
Scientifico) a cura di Anna Maria Speranza. Per il prossimo aprile è
annunciato un numero del Giornale Italiano di Psicologia (il Mulino)
interamente dedicato all’omogenitorialità. Ultima segnalazione: il sito
della Colombia Law School (http://whatweknow.law.columbia.edu) raccoglie
la più completa rassegna della letteratura scientifica
sull’omogenitorialità: consultatelo.