Il Sole Domenica 27.3.16
Da Agostino a Zwingli
Lessico delle opere teologiche
Un immenso deposito delle idee di tutti i grandi teologi, ma anche di filosofi, storici, letterati e persino scienziati
di Gianfranco Ravasi s. j.
Théophile
Gautier, il celebrato autore ottocentesco del Capitan Fracassa,
invitava i poeti a leggere solo il vocabolario, unico libro degno di
colui che dalle parole deve estrarre il fuoco come dalla pietra, ed è
forse per questo che Baudelaire gli dedicò i Fiori del male. Devo
confessare che, senza essere poeta, fin da ragazzo amavo “leggere” il
vocabolario dominante, che in quegli anni lontani e nella provincia, era
il famoso Nuovissimo Dizionario Melzi. Naturalmente poi fu la volta dei
“lessici” composti di voci ben più corpose e sofisticate. È così che in
queste ultime settiman e ho trascorso ampie porzioni delle mie notti
nella lettura affascinata di un originale e particolare lessico, quello
che una legione di 250 teologi tedeschi ha elaborato sulle Opere
teologiche principali sbocciate nei duemila anni di cristianesimo.
Alla
fine si è allestita una vera e propria biblioteca di oltre mille testi,
tant’è vero che la copertina è illustrata da una foto dell’imponente
biblioteca olandese di Delft che, però, appartiene a un’università di
tecnologia. Elenchiamo subito le obiezioni scontate in questo genere di
selezioni bibliografiche: sarebbe attesa forse una più vasta presenza
dell’Ortodossia; è sempre possibile segnalare le assenze di opere
rilevanti; sottolineature tipiche della scuola tedesca originaria sono
sempre reperibili; alcuni accenti ermeneutici possono riflettere opzioni
contestabili e così via. Gli stessi coordinatori del volume, il
cattolico Bernd Hilberath e il protestante Eberhard Jüngel (che, con
modestia, non si è inserito nel catalogo, pur essendone decisamente
degno), mettono al riguardo subito le mani avanti e siamo pronti a
comprenderli e ad assolverli.
Il risultato, comunque, è
straordinario e costringe a usare una metafora abusata e forse banale ma
pertinente: siamo di fronte a una miniera dalla quale cavare giacimenti
intellettuali preziosi, fondamentali per comprendere la bimillenaria
storia del pensiero occidentale non solo cristiano. Proprio per questo
giustamente nella versione italiana si invitano a scendere in
quell’immenso deposito di ricerche, di idee, di intuizioni, di
elaborazioni non solo i teologi di professione, ma anche filosofi,
storici, letterati e persino scienziati credenti, non credenti e
diversamente credenti. Laggiù, infatti, ci vengono incontro le stelle
della riflessione teologica e si incrociano anche tutte le figure
geniali che hanno alimentato per secoli menti e coscienze, hanno
scandito tappe storiche capitali e illuminato percorsi esistenziali e
sociali. Non per nulla, la palma del maggior numero di presenze va a un
sant’Agostino con 27 opere e a un Lutero che lo batte d’un soffio con 28
scritti (ma è ovvio che un Tommaso d'Aquino può ben equipararsi a loro
con le sue imponenti Summae).
A questo punto è difficile
descrivere un simile giardino di delizie intellettuali: l’alfabeto dei
titoli di dischiude con una delle opere ascetico-mistiche rinascimentali
maggiori, quell’Abecedario espiritual di Francisco de Osuna che molti
come me probabilmente ignorano del tutto ma che fu un ispiratore di quel
vertice mistico-letterario che è stata santa Teresa d’Avila (per altro
essa pure presente). A suggello, ecco invece un saggio di sole cinque
pagine di Friedrich Gogarten intitolato Zwischen den Zeiten divenuto non
solo il manifesto della “teologia dialettica” ma anche l'insegna di
un'impresa editoriale teologica. Se, invece, a guidarci fosse l'alfabeto
degli autori, si partirebbe con Abelardo per approdare a Zwingli, il
famoso riformatore svizzero, passando attraverso i più grandi nomi del
pensiero patristico, medievale, umanistico e dei successivi secoli, dal
XVI al XX, scanditi ormai dalla separazione tra cattolici ed evangelici.
Come
si diceva, percorrendo questa galleria di opere ci si imbatte – accanto
ai nomi assolutamente necessari e che è inutile citare – in figure
inattese ma suggestive: solo per fare qualche esempio casuale, Blondel,
Brentano, Fichte, Heidegger, il nostro Bonaiuti, il poeta Coleridge,
Ephraim Lessing, Maistre, John Milton, Petrarca (ma allora perché non
Dante...?) e così via. Qualche lettore sarà curioso di sapere quale
opera rappresenti proprio il Petrarca teologo: è il Secretum,
naturalmente per l’indiscutibile legame con sant’Agostino che il poeta
introduce come suo interlocutore in un dialogo intimo, imponendo così la
figura del vescovo di Ippona anche all’orizzonte letterario e non solo
teologico e filosofico.
A questo proposito è significativa la
tendenza, che affiora in molte voci del lessico, a ricostruire, sia pure
sommariamente, la cosiddetta Wirkungsgeschichte, cioè la storia della
recezione e degli “effetti” o influssi esercitati da molte di queste
opere teologiche nel corso evolutivo della storia e della cultura
dell’Occidente. Per stare ancora a Agostino appena citato, basta solo
evocare le sue Confessioni; oppure si può ricorrere alle 95 tesi affisse
da Lutero il 31 ottobre 1517 sulla porta del castello di Wittenberg, o
ancora ai saggi di Erasmo da Rotterdam, a partire dall’immortale Elogio
della follia (l’originale, tra l’altro, nel titolo grecizzante Moriae
encomium rimanda a un altro pensatore, il suo amico Tommaso Moro, perché
in greco morós è “folle”).
Per questa via si potrebbe anche
approntare un vaccino contro la sindrome della stupidità che affetta non
pochi dirigenti scolastici o politici inclini a demolire la gloriosa e
vitale tradizione cristiana per artificiose ragioni di correttezza
sociale. È, però, arduo immaginare tali personaggi alle prese con le
molte grandiose e mirabili architetture del pensiero che popolano questa
silloge bibliografica. Per comprendere, tra l'altro, quanto la teologia
cristiana sia ancor oggi vivace, è significativa la scelta di
introdurre in questa sfilata anche gli autori viventi. Ne ho contati
almeno 24, a partire dall'ormai centenario Franz Mussner (è del 1916!),
autore di un interessante Traktat über Juden, espressione del mutato
approccio cristiano al giudaismo dopo il Concilio Vaticano II, passando
attraverso nomi ben noti come Ratzinger e Küng, Drewermann, Cox e
Kasper, per giungere sino all’America Latina con i due Boff, Clodovis e
Leonardo, con Gustavo Gutiérrez e Jon Sobrino.
Nell’ambito dei
teologi decisivi del secolo scorso non possiamo non citare Karl Barth,
qui presente con sette opere, tra cui la monumentale e incompiuta
Kirchliche Dogmatik (12 volumi) e quella Lettera ai Romani che è la
“laica” Feltrinelli a riproporre ancor oggi. È a lui che ci affidiamo
per trovare idealmente un’epigrafe a questo lessico prezioso e
grandioso. Nella sua Introduzione alla teologia evangelica (1962), non
presente in questa antologia, confessava: «Tra le scienze la teologia è
la più bella, la sola che tocchi la mente e il cuore arricchendoli... Ma
è anche la più difficile ed esposta a rischi; in essa è più facile
cadere nella disperazione o, peggio, nell’arroganza; più di ogni altra
può diventare la caricatura di se stessa».
Bernd Jochen Hilberath ,
Eberhard Jüngel , Michael Eckert, Eilert Herms, Lessico delle opere
teologiche , edizione italiana a cura di Gianni Francesconi e Rosino
Gibellini, Queriniana, Brescia, pagg. 862, € 110.