Il Sole Domenica 13.3.16
L’Einstein di Barone
Unificare le forze, l’ultimo sogno
Una efficace biografia dello scienziato la cui rivoluzione produce ancora oggi effetti straordinari
di Luciano Maiani
Gli
ultimi anni hanno visto un ritorno eclatante di Albert Einstein nei
media e nell’opinione pubblica. Il 2015 è stato proclamato dalle Nazioni
Unite «Anno Internazionale della Luce», un’iniziativa globale per
«richiamare l’attenzione sulle tecnologie ottiche che hanno promosso lo
sviluppo sostenibile e forniscono soluzioni alle sfide mondiali nei
campi dell’energia, dell’educazione, dell’agricoltura, della
comunicazione e della salute». Celebrato con innumerevoli manifestazioni
scientifiche e culturali, l’Anno della Luce rimandava idealmente al
1905, anno mirabile in cui Einstein aveva ipotizzato che la luce fosse
trasmessa da corpuscoli elementari, i fotoni.
Nel 2016 stiamo
invece celebrando il centenario della Teoria della Relatività Generale
di Einstein, la teoria che ha rivoluzionato il nostro modo di
rappresentare lo spazio-tempo, il cosmo e la gravità. Infine, poche
settimane fa è stato dato l’annuncio della prima osservazione diretta
delle onde gravitazionali previste da Einstein, originate dal moto
accelerato di due buchi neri, da parte dell’osservatorio Ligo negli
Stati Uniti, in collaborazione con Virgo, l’osservatorio realizzato
dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dal CNRS francese, presso
Cascina, in provincia di Pisa.
In questo quadro favorevole e con
un notevole tempismo, si inserisce il bel libro di Vincenzo Barone
Albert Einstein, il costruttore di universi. La letteratura su Einstein è
veramente sterminata. Ma è composta, come recita la quarta di
copertina, da «testimonianze classiche, corpose biografie e studi
sull’opera scientifica», la maggior parte dei quali, aggiungo, sono
difficilmente reperibili oggi. Ben venga dunque questo breve libro di
Barone, che ci riporta, in un linguaggio piano e comprensibile, la
figura, l’opera e la vita di uno degli eroi del nostro tempo, lo
scienziato che ha innovato quanto nessun altro la visione del mondo
trasmessa da Galileo e da Newton, e le cui idee sono di una attualità
che cresce nel tempo, man mano che ci addentriamo nei misteri del Cosmo.
Einstein
non fu solo uno scienziato, ma anche una figura pubblica che ha
espresso la sua visione politica e morale sui grandi temi del suo tempo,
il pacifismo, la guerra, la disubbidienza civile alle leggi ingiuste,
la corsa al riarmo, le armi nucleari e i pericoli per l’umanità e per il
pianeta. Le idee di Einstein hanno percorso il Novecento, ispirando
generazioni di cittadini e di scienziati. Le generazioni che non lo
hanno conosciuto, come la mia, hanno visto le sue idee riapparire, come
un fiume carsico, riflesse nelle azioni delle persone più anziane e
nelle istituzioni create intorno agli anni Cinquanta, come
l’organizzazione Pugwash, nata dal manifesto Einstein-Russell sui
pericoli delle armi nucleari, il Cern e altre istituzioni scientifiche
internazionali.
Il libro ci riporta anche questo Einstein,
politico e uomo pubblico, con citazioni e aneddotiche. Anche nella
brevità del libro, emerge con freschezza una figura a tutto tondo,
lontana dagli stereotipi e dai santini, un uomo del suo tempo, in
sintonia con il vastissimo pubblico che ne seguiva gli scritti e i
discorsi con attenzione e partecipazione.
L’influenza più duratura
del pensiero di Einstein risiede senza dubbio nel campo delle scienze.
Il libro ci fa capire chiaramente quanto profonda e diversificata sia
stata la sua impronta. Il fotone ipotizzato nel 1905, scoperta premiata
nel 1923 con il Premio Nobel, doveva avere le proprietà ondulatorie
osservate dai fisici dell’Ottocento e confermate da innumerevoli
esperimenti. Dalla necessità di conciliare le proprietà ondulatorie con
la natura corpuscolare del fotone sarebbe nata, nei decenni successivi,
la Meccanica Quantistica, il complesso di leggi che regolano il mondo
microscopico sostituendo le leggi della meccanica classica di Newton e
Maxwell.
Una riconciliazione problematica per molti, Einstein
incluso, e che ancora oggi non cessa di stupirci («nessuno capisce la
Meccanica Quantistica», è l’affermazione lapidaria di Richard Feynman in
una famosa serie di lezioni degli anni Sessanta). Diversi anni dopo,
nel 1916-17, Einstein sarebbe ritornato sulla questione dei fotoni,
scoprendo che un fotone che incide su un atomo è capace, con una certa
probabilità, di stimolare l’emissione di un secondo fotone, coerente con
il primo. È quella che chiamiamo «emissione stimolata», il fenomeno
alla base del laser, realizzato da Charles Townes nel 1954, lo strumento
che, quanto e forse più del transistor, ha invaso la nostra vita
quotidiana, affermandosi sempre più come uno strumento indispensabile di
progresso.
La Teoria della Relatività Speciale, altro frutto
degli anni in cui lavorava all’Ufficio Brevetti di Berna, è stata
accolta all’inizio con diffidenza. Il Premio Nobel H. A. Lorentz, il
primo ad applicare le leggi dell’elettromagnetismo alla fisica atomica,
riporta le idee di Einstein solo nel capitolo finale del suo famoso
libro sulla teoria dell’elettrone, come un tentativo ( di «un’audacia
affascinante») di risolvere le difficoltà dell’elettrodinamica
attraverso una revisione delle proprietà dello spazio e del tempo. Salvo
aggiungere, nel 1915, una nota in cui candidamente dichiara che se
dovesse riscrivere il capitolo avrebbe certamente dato più spazio alla
teoria della relatività di Einstein.
Una delle conseguenze dedotte
da Einstein dalla sua teoria è che se cediamo energia a un sistema di
corpi, la massa inerziale complessiva del sistema aumenta di una
quantità m, pari all’energia divisa per il quadrato della velocità della
luce. Fu immediato dedurre la conseguenza che, nel verso contrario, se
si poteva ridurre la massa di un sistema, un atomo o un nucleo, di una
quantità m, si sarebbe ottenuta un’energia data dalla formula ormai nota
a tutti: E=mc². Nelle unità che usiamo per la massa e per l’energia, il
fattore di conversione è talmente grande che trasformando anche piccole
quantità di massa si potrebbe ottenere energia in quantità straripanti.
A
questa conclusione i fisici arrivarono rapidamente, tra questi Corbino e
Fermi, collegandola alle differenze osservate tra le masse dei nuclei
iniziali e finali nelle reazioni nucleari che proprio in quegli anni
Rutherford e altri stavano scoprendo in laboratorio. Tuttavia, la
possibilità di estrarre in modo efficiente energia dai nuclei appariva,
ancora all’inizio degli anni Trenta, estremamente remota (Rutherford
definì questa possibilità una sciocchezza). Si comprese però abbastanza
presto che proprio la trasformazione di massa in energia, attraverso
reazioni di fusione nucleare dei nuclei leggeri, poteva essere
all’origine dell’energia emessa dal Sole.
Il resto della storia è
raccontato con ampi dettagli nel libro di Barone. Alla fine del 1938 la
scoperta della fissione nucleare. Immediatamente dopo, Enrico Fermi,
ormai negli Stati Uniti, inizia le ricerche per realizzare la fissione
nucleare controllata. Dopo l’invasione nazista della Polonia,
nell’estate del 1939, i fisici Szilard, Wigner e Teller, convincono
Einstein a scrivere al presidente Roosevelt una lettera per informarlo
sulla possibilità che si possa realizzare una bomba estremamente potente
basata su reazioni di fissione a catena e chiedergli di creare un
organismo di collegamento tra l’amministrazione e gli scienziati che
lavorano sulla fissione nucleare in America. La lettera si chiudeva con
la preoccupazione che la Germania nazista stesse già preparando un tale
ordigno, come si poteva supporre dalla proibizione di esportare uranio
dalla Cecoslovacchia occupata e dalle strette relazioni di un eminente
fisico nucleare, Von Weiszacker, con il governo tedesco. Dopo quattro
anni, nasceva il progetto Manhattan e nel 1945 le esplosioni nucleari su
Hiroshima e Nagasaki ponevano fine alla guerra tra Stati Uniti e
Giappone.
Einstein, che non partecipò al progetto Manhattan, fu
profondamente scosso e addolorato dall’evento e, per il resto della sua
vita, lottò per un governo mondiale sovranazionale che ponesse fine alla
corsa agli armamenti tra Stati Uniti e Unione Sovietica.
La
Teoria della Relatività Generale resta l’opera in cui il genio di
Einstein si è manifestato in tutta la sua grandezza. Una teoria che non
abbiamo ancora esplorato appieno, cento anni dopo, e che presenta
aspetti che solo adesso riusciamo a raggiungere con i nostri mezzi
sperimentali. Tra questi, le onde gravitazionali, la cui osservazione
promette di aprire una nuova astronomia per studiare l’Universo dei
primi istanti dopo il Big Bang.
E poi c’è la misteriosa
accelerazione cosmica, rivelata solo di recente con lo studio della
velocità delle galassie lontane. Einstein l’aveva chiamata costante
«cosmologica», un’aggiunta alle sue equazioni della relatività generale
che avrebbe permesso di equilibrare, su grandi distanze, l’attrazione
gravitazionale dei corpi celesti e ottenere così un Universo
stazionario, quale sembrava essere l’Universo nei primi decenni del
Novecento. La scoperta di Hubble (1924) che le galassie si allontanano
da noi a velocità crescenti con la distanza che ci separa aveva
rivalutato le originali equazioni di Einstein e tolto la base fisica
alla costante cosmologica (il più grave sbaglio della mia carriera, la
definì egli stesso). Riprendevano fiato le investigazioni di Friedmann
(1922) e quelle successive dell’abate Lemaitre (1927), che avevano
esplorato gli universi in espansione previsti dalle equazioni di
Einstein con o senza costante cosmologica.
Al momento, il
significato della costante cosmologica misurata, che molti chiamano
«energia oscura», e il suo ruolo nell’architettura dell’Universo, ci
sfuggono e promettono di essere una delle sfide per la scienza del
futuro, insieme alla completa unificazione delle forze presenti in
Natura, l’ultimo sogno inseguito da Einstein senza successo.
Forse
ci vorrà un nuovo «Costruttore di Universi» per fare luce su questi
misteri. Per ora, per descrivere la straordinarietà della vita e
dell’opera di Albert Einstein, possiamo citare le parole che egli stesso
ha scritto a proposito di Gandhi: le generazioni future stenteranno a
credere che un tale uomo abbia camminato in carne ed ossa su questa
terra.
Vincenzo Barone, Albert Einstein. Il costruttore di universi , Laterza, Roma-Bari, pagg. 192, € 14