Il Sole Domenica 13.3.16
Alleanze
Spagna all’ombra di Hitler
Con l’aiuto del Fürher Franco vinse la Guerra Civile. In cambio la Germania potè accedere alle ricche materie prime iberiche
di Valerio Castronovo
Senza
l’aiuto militare assicuratogli soprattutto dalla Germania, Franco non
avrebbe avuto la meglio nella guerra civile spagnola. Ma, senza
l’apporto di alcune risorse attinte dalla penisola iberica, il regime
nazista non sarebbe stato in grado di completare il suo riarmo alla
vigilia della Seconda guerra mondiale. Furono dunque non solo moventi
politici e ideologici ma anche economici a determinare l’intervento del
Terzo Reich a sostegno della sedizione franchista. E fu in particolare
il finanziere Hjalmar Schacht, presidente della Reischsbank e ministro
dell’Economia, a mettere a punto la strategia che fece della Spagna,
nella seconda metà degli anni ’30, una sorta di “impero ombra” di
Hitler: ossia, un “impero informale” sotto l’egemonia tedesca. Ciò che
consentì alla Germania nazista di avvalersi di una consistente messe di
materie prime per la propria industria pesante.
È quanto risulta
da un’indagine dello storico argentino Pierpaolo Barbieri, suffragata da
una vasta documentazione che, se da un lato, getta nuova luce sui
progetti nazisti nei riguardi della Spagna, dall’altro fornisce anche
ulteriori elementi di giudizio sulla concomitante politica dell’Italia
fascista in terra iberica.
Governatore della banca centrale
tedesca dal 1933 (dopo esserlo già stato per sette anni, dal 1923 al
1930), Schacht aveva riportato in auge a Berlino la tradizione
neo-mercantilista tedesca, in quanto incentrata sul perseguimento dei
propri particolari interessi nazionali. A suo avviso, e tanto più dopo
la Grande crisi del ’29, non restava perciò che attuare una politica
economica unilateralista e aggressiva in modo coerente se si voleva che
risultasse altrettanto efficace che pervasiva. E ciò comportava una
concezione della potenza che non richiedeva un “controllo formale”, il
dominio coloniale di un determinato territorio, bensì degli accordi
commerciali bilaterali ben congegnati, all’insegna di una Weltpolitik,
che servissero a conseguire un accesso diretto a importanti risorse
naturali.
In pratica Schacht, chiamato dal 1934 a capo del
ministero dell’Economia perché gestisse l’enorme debito pubblico tedesco
e affrancasse la Germania dalla preminenza economica della Gran
Bretagna e degli Stati Uniti, s’impegnò a orientare i traffici
commerciali tedeschi verso Paesi meno sviluppati dove fosse possibile
condizionare a proprio vantaggio i rapporti di scambio. Con quest’ottica
egli agì pertanto nel caso della Spagna in modo che l’intervento
nazista a favore dei franchisti si risolvesse anche in funzione del
potenziamento dell’industria tedesca, che aveva bisogno di carbone,
minerali e altre materie prime strategiche.
Senonché, proprio
quando la Germania giunse ad acquisire in Spagna anche la proprietà di
alcune imprese estrattive e di altre attività, Göring e Himmler, che
impersonavano gli orientamenti precipui del regime nazista, decretarono
sul finire del 1937 l’allontanamento di Schacht (e, insieme a lui, di
altri personaggi di spicco di matrice nazional-conservatrice). Hitler e i
suoi più stretti sodali erano infatti fautori di un modello
radicalmente diverso, come quello del Lebensraum, dello “spazio vitale”.
Da allora avrebbero perciò sostenuto l’esigenza per la Germania di
conquistare un vero e proprio “impero formale”, localizzato a Est, in
base non solo a finalità esplicitamente predatorie ma anche a concetti
pseudoscientifici di ordine razziale.
A ogni modo, il piano ideato
da Schacht continuò in Spagna ad agire in misura rilevante agli effetti
della preparazione bellica della Germania. Invece, nel caso
dell’Italia, malgrado Mussolini avesse investito assai più di Hitler in
fatto di mezzi e uomini a supporto del “Generalissimo”, i conti non
tornarono come ci si aspettava a Roma. A questo riguardo, oltre ai dati
riportati da Barbieri, mi si perdonerà se faccio riferimento a un mio
saggio (pubblicato nel 1983 da Einaudi e più volte ristampato) sulle
vicende della Banca Nazionale del Lavoro, che sovrintese alle iniziative
economiche italiane intraprese dopo il 1936 tanto in Africa orientale
che in Spagna. Di fatto, sia perché l’Iri s’imbatté nell’agguerrita
concorrenza tedesca nel settore minerario e siderurgico, sia perché il
governo franchista seguitò a tardare il rimborso di vari prestiti, il
bilancio risultò alla fine per lo più deludente.
D’altronde, va
detto che Madrid badò fin dal 1941 a sganciare progressivamente la
Spagna dalla sfera economica tedesca nonché da quella italiana, per poi
prestare orecchio, dietro le quinte, ad alcune proposte d’affari di
Londra.
Pierpaolo Barbieri, L’impero ombra di Hitler, Mondadori, Milano, pagg. 398, € 32,00