Il Sole Domenica 13.3.16
Eva Cantarella
Padri che dominano troppo
di Nicola Gardini
Admeto,
come leggiamo in Euripide, aveva ottenuto dagli dèi di poter evitare la
morte nel caso in cui qualcuno si offrisse al suo posto. Il giorno
arrivò e si offrì l’irreprensibile moglie, Alcesti. I genitori, benché
anziani, si guardarono bene dal sostituirsi a lei. Al funerale Admeto li
rinnegò entrambi. Alcune delle parole rivolte al padre sono diventate
il titolo dell’ultimo saggio di Eva Cantarella Non sei più mio padre,
pubblicato da Feltrinelli. È un proclama rivoluzionario: la biologia,
che non è certo riscrivibile, qui si dà per convenzione, per pratica
sociale, per politica. E davvero Eva Cantarella mostra che il rapporto
padre-figlio o, più latamente, tra generazioni nella Grecia antica è
questione di potere; vale come istituzione giuridico-economica prima
ancora che legame d’amore o esperienza affettiva.
I padri
dominano, i figli subiscono. Se fanno di testa loro, sono semplicemente
disobbedienti, non significa che siano artefici del proprio destino
(come, invece, i figli scapestrati dei moderni romanzi di formazione).
La relazione paternalistica si mantiene più o meno incontestata, almeno
sulla base delle testimonianze pervenuteci, dal periodo arcaico a quello
della morte di Socrate. Padri dominatori, perfino uccisori dei propri
figli compaiono nella mitologia delle origini, che si fonda, guarda
caso, proprio sul racconto di una competizione padre-figlio
(Urano-Crono). Il figlio può, con un castrante falcetto, prevalere, ma
sarà a sua volta padre dominatore. Anche Zeus ha la meglio su Crono.
Sebbene con lui, finalmente, la catena di violenza familiare si
interrompa, Zeus continua ad avere autorità assoluta sui figli; il suo
potere paterno non si mette in dubbio. E così non si mette in dubbio
quello di Odisseo.
Molti, valutando i fatti dell’Odissea, parlano
di una maturazione di Telemaco. Eva Cantarella dimostra che Telemaco
resta figlio e basta; quel che fa lo fa perché così vuole il padre. Lo
stesso vediamo nella tragedia, in cui si esprime la voce della nuova
polis. Già ho citato il caso di Admeto. Si pensi anche all’emblematico
caso di Ippolito, che soccombe alla maledizione del padre, o a quello di
Oreste, che si fa matricida per vendicare il padre. Insomma, il figlio
sta per il padre, o sottostà al padre. E quando, come Edipo, si affranca
da lui con la violenza, non trova alcuna felicità.
Le prime vere
contestazioni del modello tradizionale, come risulta dalla commedia di
Aristofane, cominciano solo verso la fine del quinto secolo, quando
Atene, per effetto della guerra, entra in crisi e i figli cercano di
ridefinire le proprio ragioni e funzioni, anche prendendo i padri a
sberle. Da padre adesso fa uno come Socrate: un padre elettivo, che
decostruisce qualunque rapporto di potere, autorizzando l’indipendenza e
l’autosufficienza intellettuale del figlio. E immagine del nuovo figlio
è, pur con tutti i suoi lati riprovevoli, un Alcibiade: ubriaco di
troppa libertà, reso arrogante proprio dall’amore di Socrate,
disobbediente e irriverente per principio, trionfante nella catastrofe.
Non
sei più mio padre, che presto verrà completato da una seconda parte su
Roma, aggiunge un sostanziale capitolo al racconto della civiltà antica
che Eva Cantarella va componendo con sapienza e con eleganza da molti
anni. I meriti del suo metodo sono grandi: rigore nell’utilizzo delle
fonti (letterarie e no), chiarezza nella presentazione degli argomenti
anche più ardui, una lucidità critica che, tendendo alla condensazione,
sa però illuminare la complessità dei contesti, anche quando sfumino nel
buio dell’indocumentabile. Un’altra cosa degna di lode: qui non si cade
mai nella trappola dell’attualizzazione. Lo sguardo resta fermamente,
scientificamente storico, come già nelle altre bellissime indagini
sull’omosessualità e sulla donna per le quali Eva Cantarella è diventata
celebre.
Tuttavia il lettore non può non sentire che la
trattazione di temi come questi, che parlando di identità e di
responsabilità, di giustizia e di benessere sociale, risponde a
interrogativi e a problemi attualissimi. Finito di leggere Non sei più
mio padre, dobbiamo domandarci: Chi sono i padri oggi? E i figli? I
politici, lo sappiamo, stanno cercando di dare risposte e qualche felice
soluzione sembra già a portata di mano (la legge Cirinnà). Pensiamoci
tutti a queste domande. Ci troviamo davanti a grandi e concrete
occasioni di rinnovamento, come ai tempi di Socrate. Possiamo tutti
riformarci come padri e come madri, favorendo la crescita e la libertà e
l’uguaglianza. Non costringiamo le nostre società all’ennesima dose di
cicuta.
Eva Cantarella, Non sei più mio padre. Il conflitto tra genitori e figli nel mondo antico , Feltrinelli, Milano, pagg. 151,€ 14