giovedì 3 marzo 2016

Il Sole 3.3.16
parlamento al voto da oggi. la bottom line è il 6,5%
Piano quinquennale, la Cina si gioca il sogno
di Rita Fatiguso

Il 13° dossier economico «guiderà» il Paese fino al 2020. Banco di prova per Xi Jinping
Squillano le fanfare anche quest’anno per annunciare l’avvio delle Due Sessioni del Parlamento cinese, ovvero quanto di più vicino a un’istituzione democratica la Cina è in grado di vantare. Due settimane di riunioni e votazioni da parte dei delegati dei due rami del Parlamento in seduta congiunta sulle leggi di portata nazionale, condite dal fatidico numero magico relativo alla crescita attesa per il 2016 che toccherà al premier Li Keqiang di rivelare nel suo discorso alla Nazione di sabato 5 marzo.
Quest’anno c’è poco da stare allegri. Certo, le Due Sessioni sono sempre in grado di calamitare nella capitale migliaia di variopinti delegati provenienti da tutte le parti della Cina, pieni di entusiasmo e di idee, espressione delle minoranze etniche, ma quest’anno ci sarà molto da lavorare sul 13esimo Piano quinquennale tutto lacrime e sangue che dovrà regolare l’economia di qui al 2020. L’obiettivo di crescita è molto incerto, inferiore alle performance degli anni scorsi: di sicuro c’è solo quel 6,5 che il presidente Xi Jinping ha definito come la bottom line quando il draft del Piano è stato presentato.
Lo scopo principale della sessione della Conferenza Politica Consultiva del Popolo cinese - che inizia oggi - e il Congresso Nazionale del Popolo - che prende il via il 5 marzo – è, in effetti, quello di approvare il piano di prossimi cinque anni. Le Due Sessioni si susseguono annualmente, ma ogni cinque anni la Cina si rimette all’opera per capire che linee dovrà darsi per crescere è forse l’unico Paese al mondo a credere ancora nella possibilità, in un mondo globalizzato dominato dalle forze dei mercati, di poter decidere che quale sarà il ritmo di crescita. Raddoppiare il prodotto interno lordo e il reddito pro capite rispetto ai livelli di dieci anni prima, questo è il fulcro economico di quel “sogno cinese” tanto caro al presidente Xi Jinping.
A guastare la festa ci sono sempre e ci saranno ancora i mercati internazionali, sicuramente il motivo numero uno di preoccupazione per il Paese e per il prestigio personale di Xi Jinping che le Due Sessioni, invece, dovranno rafforzare. Crollo delle borse, fughe di capitali, svalutazione dello yuan, riforme a singhiozzo. Lo stesso G20 con le sue promesse smentite nel giro di poche ore ha dimostrato quanto il fattore economia sia in grado di pesare sulle decisioni politiche, orientando in maniera ondivaga le mosse di Pechino. Le borse non gradiscono le continue contraddizioni e la scarsa coerenza del sistema, finiscono così per punire i risparmiatori che cercano nei listini gratificazioni che il mercato immobiliare non può piàù dare.
Il 2016 è partito subito con il piede sbagliato, con un vero e proprio crash del sistema che ha portato al licenziamento del capo della Consob cinese. Il mercato è un elemento che porta instabilità. Xi Jinping, al contrario, dovrà gestire il 19esimo Congresso del Partito e per quell’occasione è atteso un ricambio di cinque componenti dello Standing committee. Vanno in pensione tutti, eccetto Xi e Li, presidente e premier. Per il resto già si favoleggia sui nomi dei possibili cooptati. Saranno assolutamente fidati e in grado di sostenere la leadership del presidente.
Le Due Sessioni saranno probabilmente il vero banco di prova della tenuta della leadership di Xi Jinping, la cui figura si stacca ormai su tutti gli altri.
Finora il presidente ha cacciato tigri e mosche, la corruzione è stato il suo pallino, ma anche un modo per rendere più facile il cammino, ha creato comitati direttivi che sovrintendono le riforme, internet, gli affari legali, la sicurezza nazionale e la riforma militare. Ha chiesto e ottenuto fedeltà da almeno la metà dei leader locali. Deve completare la revisione del PLA, People liberation army, ma anche rivoltare come un guanto (e non sarà facile) le aziende statali, improduttive per l’economia.
È un lavoro per il quale le Due Sessioni servono poco o niente, evidentemente, e tutto questo mentre Xi continua a girare il mondo come un globetrotter, mai forse la Cina è stata così proiettata oltre la muraglia, con la strategia «One belt, one road», l’Asia Investment Bank, le operazioni nel mar Cinese orientale e meridionale, i viaggi all’estero.
Quanto contino effettivamente i delegati e le loro proposte, quindi, è difficile dirlo. Ma di certo in queste due settimane la nomenklatura si offre agli obiettivi di mezzo mondo, pur con tutte le cautele legate agli imprevisti legati soprattutto a quelli televisivi e ai social network. Come sempre, lo show non potrà e non dovrà fare nemmeno una grinza.