Il Sole 2.3.16
I dati Istat che sfidano la «Ditta»
di Lina Palmerini
Si
capisce l’attacco di Bersani a Renzi. L’ex segretario mette nel mirino
Verdini, il suo ingresso in maggioranza, l’abisso di storia politica tra
il centro-sinistra e l’ex fedelissimo del Cavaliere. Ma ieri dalla
parte del premier c’erano i dati Istat su ripresa e occupazione, non
Verdini. È piuttosto su quelli, su lavoro, economia ed Europa, che si
giocherà l’alternativa al renzismo messa in campo dalla minoranza Pd.
Non
si tratta di essere gufi, diceva ieri Pierluigi Bersani, ma di fare un
quadro coerente con la realtà. Prudenza quindi su quei segni più su cui
ieri il premier celebrava una vittoria. E in effetti al di là degli
attacchi a Verdini di cui si comprendono ampiamente le ragioni, era
molto atteso un commento dell’ex segretario del Pd a quei dati Istat che
sono positivi soprattutto sul fronte dell’occupazione.
La
prudenza, però, ha bisogno di una declinazione ulteriore. Di un
dettaglio in più per avere un quadro completo delle ricette in campo,
quelle del Governo che ha fatto la sua scommessa con una legge molto
contestata – il Jobs act e annessi sgravi – e quelle di una minoranza
che si oppone al registro di Renzi.
Alla fine è il lavoro il cuore
di ogni programma di sinistra. Il riscatto da promettere ai
disoccupati, la leva per rialzare la domanda interna e i consumi, il
valore di collante sociale per disegnare un welfare all’altezza delle
ambizioni di un partito di sinistra. È qui, più che sulle censure agli
impresentabili di Verdini che una alternativa al renzismo può avere
presa nella società. Perché un conto è rivendicare una storia politica,
altro conto è convincere la società che quella storia politica è dalla
parte del giusto e non solo perché allontana un ex berlusconiano con
svariati guai giudiziari pendenti. Il tema è mantenere ciò che si
promette e al momento con quella legge e con quella decontribuzione
totale – diventata ora parziale – l’obiettivo è stato raggiunto.
Dunque
è l’analisi dei dati Istat di ieri, quei 70mila posti di lavoro in più a
gennaio, la sfida per la minoranza Pd che è chiamata a dare una visione
di quanto fatto finora dal Governo. È stato giusto o no? Si poteva fare
meglio in termini di quantità o qualità del lavoro? Si poteva fare con
un’altra legge o con altre scelte finanziarie? Sono queste le risposte
che vuole conoscere chi chiede un'alternativa al premier.
«Mi
spiace che non si veda un po’ di gente che sta cercando di raffigurare
un Pd ospitale per un’idea di sinistra. Se non si apprezza questo sforzo
vuol dire che non si sta capendo cosa sta succedendo». Questo diceva
ieri Bersani criticando lo stop arrivato dai renziani a un’anticipazione
del congresso ma anche senza quella ribalta, un punto di vista si può
già mettere in campo. Soprattutto in questi mesi cruciali in cui il
Governo dovrà ancora trattare con l’Europa sulla flessibilità e mettere
più benzina nel motore di una ripresa che è piuttosto debole. Finora non
è stata messa sul tavolo una strategia diversa da quelle proposte dalle
opposizioni che si basano su un’uscita dall’Unione e dalla moneta.
Esiste un’altra via che ci tenga dentro le regole europee e garantisca
crescita e lavoro? Che rispetti la regola del deficit e del debito e
rafforzi anche la ripresa? Queste sono le risposte che si attendono
dalla minoranza del Pd nell’appuntamento dall'11 al 13 marzo a Perugia.
Dopo
il voto parlamentare sul pareggio di bilancio, dato anche dal Pd, siamo
entrati in un’altra era politica e finanziaria su cui il Governo sta
muovendo i suoi passi. E su cui si attendono risposte anche da chi
ritiene di poter fare meglio e di più.