Il Sole 18.3.16
In Cina cresce la domanda di servizi
La mappa dei consumi. L’ultimo rapporto di McKinsey rivela un mercato sempre più selettivo ed esigente
Aumentano le richieste di prodotti premium e la fedeltà ai marchi
di Rita Fatiguso
PECHINO
I consumi interni devono crescere perché l’economia cinese cambi
modello di sviluppo. Il premier Li Keqiang l’ha scritto nel Work
government report, il 13esimo Piano quinquennale appena varato dal
Parlamento cinese, lo ribadisce: i cinesi devono spendere di più per
sostenere il sistema dall’interno.
I tempi dell’abbuffata, però,
sono finiti, i cinesi sono diventati selettivi, sempre più esigenti.
Scelgono i servizi piuttosto che i prodotti tout court e si tuffano (se
possono) sul segmento premium. In compenso stanno più attenti alla
salute, alla famiglia, ad accumulare esperienze di vita. Viaggiano,
preferibilmente con la famiglia, anche per fare shopping a costi più
ridotti, un tema bene presente al Governo cinese che dalla scorsa
primavera ha innescato un vero e proprio lavoro di lima sui dazi
all’import per favorire gli acquisti di beni di qualità realizzati in
Cina piuttosto che all’estero. A quanto pare la tendenza dovrebbe essere
confermata, anche se la molla delle tasse da sola non potrà essere
sufficiente a spingere i consumi.
L’ultimo rapporto McKinsey China
Consumer 2016 che viene presentato oggi a Pechino riflette questi
risultati frutto di 10mila interviste condotte tra settembre e novembre
2015 con cinesi di età compresa tra 18 e 56 anni in ben 44 città, pari
al 75% del Pil e a metà della popolazione. Il precedente rapporto era
stato realizzato nel 2012, questa è la decima edizione. Sotto esame 300
marche e oltre 100 prodotti, dal cioccolato alle bibite gassate alle
scarpe sportive alle creme idratanti per il viso (una vera passione
delle cinesi e, pare, anche dei cinesi), pc portatili, smartphone.
Quindi beni di largo consumo, abbigliamento, elettronica di consumo,
assistenza sanitaria.
«I consumatori cinesi rimangono ottimisti
per il futuro. Tuttavia, sono passati i giorni di spesa indiscriminata
sui prodotti. Sono alla ricerca di una vita più equilibrata, in cui la
salute, la famiglia, e le esperienze hanno la priorità», dice Daniel
Zipser, partner dell’ufficio di Shanghai di McKinsey.
Ma cosa si
aspettano dal futuro, specie per quanto riguarda il reddito? Il 55%
degli intervistati ha detto di sentirsi fiducioso che nei prossimi
cinque anni, quelli coperti dal Piano quinquennale, i redditi possano
crescere, anche se nessuno nega le difficoltà della congiuntura
economica. Piuttosto esistono – come ha sottolineato il premier Li nella
conferenza di chiusura delle due sessioni del Parlamento – squilibri
regionali, infatti nel cluster di Xiamen-Fuzhou la fiducia è cresciuta
del 70%, mentre nel Liaoning è scesa del 356 per cento.
Negli
ultimi anni i cinesi hanno scoperto il divertimento, l’aumento del 50%
degli incassi al botteghino dell’anno scorso non è una sorpresa. Si
concentrano su pochi marchi e iniziano a mostrarsi fedeli. McKinsey ha
scoperto che il 50% cerca prodotti migliori e più costosi, per
l’abbigliamento, per esempio, il numero di consumatori disposti a
prendere in considerazione una marca che non aveva prima considerato
scende dal 40 al 30 per cento.
I negozi “fisici” restano
importanti, nonostante la Cina sia il più grande negozio e-commerce al
mondo, in grado di generare circa 4 mila miliardi di renminbi (615
miliardi di dollari) tanto quanto Europa e Usa messi insieme. Tra online
e offline la forchetta si sta assottigliando, ma i negozi fisici
reggono grazie al mix di shopping e intrattenimento. Due terzi dei
consumatori cinesi dicono infatti che lo shopping è il modo migliore di
trascorrere del tempo con la famiglia (+21% rispetto a tre anni fa).
Quindi
i centri commerciali - che combinano negozi, ristoranti, e occasioni di
intrattenimento per l’intera famiglia - hanno beneficiato maggiormente
di questa tendenza, a scapito di punti vendita come grandi magazzini e
ipermercati.
Poi ci sono i viaggi, il 74% del rapporto dice che il
viaggio «li aiuta a stare meglio con la famiglia» e il 45% dei viaggi
internazionali sono stati fatti con la famiglia nel 2015, rispetto al 39
del 2012.
Più di 70 milioni di consumatori cinesi hanno viaggiato
all’estero nel 2015, con una media di 1,5 viaggi, e lo shopping è parte
integrante di questa esperienza. Circa l’80% dei consumatori ha fatto
acquisti all’estero e quasi il 30% sceglie la destinazione in base alle
opportunità di shopping.
Secondo Fang Gong, un altro partner di
Shanghai di McKinsey «saranno queste nuove tendenze a fare la differenza
tra chi vince e chi perde, sia tra marchi e aziende internazionali, sia
nazionali». La battaglia, insomma, si fa ancora più aspra.