Il Sole 1.3.16
Renzi sfida il Family day: «Andrò nelle parrocchie»
Dopo
le unioni civili. Il premier si rivolge a Gandolfini: «No a minacce
sulle riforme, finito il tempo dei veti» - Boldrini: «Riserve sulla
maternità surrogata»
Renzi sfida il Family day: «Andrò nelle parrocchie»
di Emilia Patta
ROMA
«Non ci siamo fermati di fronte alla sacrosanta esigenza di riconoscere
diritti alle coppie omosessuali perché sarebbe stato incivile il
contrario». Matteo Renzi torna sul tema della legge sulle unioni civili
appena approvata con la fiducia in Senato con una delle sue e-news. E ci
torna proprio nel giorno in cui scoppiano le polemiche sulla paternità
da maternità surrogata in California del leader di Sel Nichi Vendola. Il
premier naturalmente non tocca l’argomento. Ci pensa la vicesegretaria
del Pd Debora Serracchiani, nel fare gli auguri a Vendola, a ricordare
che in Italia la pratica dell’utero in affitto è vietata: «Sono contenta
per Nichi e per il suo compagno e per il piccolo Tobia. Ho qualche
perplessità, lo abbiamo sempre detto, sull’utero in affitto. Una pratica
che in Italia è vietata dalla legge». Ed anche la presidente della
Camera Laura Boldrini fa sapere di avere «riserve sulla maternità
surrogata». Quello che al premier non è andato proprio giù è la minaccia
del leader del Family Day Massimo Gandolfini, come ritorsione per
l’approvazione delle unioni civili, di far fallire il referendum sulle
riforme costituzionali previsto per ottobre. «Che c’entra - si chiede
Renzi - la difesa della famiglia con la riforma del Senato? Che
c’entrano le coppie omosessuali con la cancellazione del Cnel?». E qui
Renzi aggiunge la sfida: «Se mi inviteranno andrò nelle parrocchie, come
nelle realtà del volontariato, a dire il perché, a mio giudizio, è
giusto che la riforma costituzionale passi. E se qualcuno vorrà mandarci
a casa per questo, andremo a casa. Ma fino a quel momento, ostinati e
sorridenti, continueremo a fare le cose che per noi servono all’Italia».
Sulla
proposta di riforma complessiva delle adozioni, riforma che tenga
dentro anche la stepchild adoption stralciata dalle unioni civili oltre
alle adozioni da parte dei single, il Pd sembra intenzionato ad andare
avanti. «Avremo mercoledì (domani, ndr) l’assemblea del gruppo alla
Camera e ci confronteremo tra di noi – conferma il vicesegretario
Lorenzo Guerini -. L’obiettivo è costruire una proposta di legge aperta a
tutto il Parlamento». Oltre i confini della maggioranza, quindi. E dopo
Angelino Alfano, è il capogruppo al Senato Renato Schifani a ricordare
al premier e al suo Pd di non tirare troppo la corda: «Area popolare ha
accettato che il governo ponesse la fiducia su un’iniziativa
parlamentare sulle unioni civili perché veniva stralciata la stepchild
alla quale eravamo e continueremo ad essere fermamente contrari. Il Pd
eviti di inserire all’interno della maggioranza elementi divisivi che
potrebbero nuocere alla serenità dell’azione di governo».
Serenità
dell’azione di governo alla quale è intenzionato a lavorare invece
Denis Verdini da una posizione di “confine”, come ha detto lui stesso
ieri sera a Porta a porta. Rendendo subito invecchiate le rassicurazioni
di alcuni ministri del Pd come Graziano Delrio e Maurizio Martina sul
fatto che «Verdini non entra nella maggioranza». L’ex fedelissimo del
Cavaliere chiarisce che non c’è stata alcuna «trattativa» per l’ingresso
in maggioranza in vista del voto di fiducia sulle unioni civili dato
dai 19 senatori del gruppo Ala giovedì scorso a Palazzo Madama: «Le
trattative si fanno per avere un posto di governo e noi non siamo nel
governo». Tuttavia la scelta di votare la fiducia – la prima – è stato
un atto «molto importante che ci compromette perché in teoria
significherebbe entrare nella maggioranza». Tuttavia, precisa, «noi non
siamo organici a questa maggioranza, ma siamo liberi e decidiamo in
piena autonomia su ogni provvedimento del governo. E proprio perché
siamo liberi possiamo permetterci di decidere di volta in volta come
vogliamo. Sul conflitto d’interessi diremo no». Insomma, altre fiducie
ci saranno. E sicuramente altre polemiche nel Pd.