mercoledì 2 marzo 2016

il manifesto 2.3.16
Pinotti a Israele: «Siamo sulla stessa barca»
Italia/Israele. La visita ufficiale della ministra della difesa in Israele ha ribadito i rapporti stretti tra Italia e lo Stato ebraico ma ha toccato anche la crisi libica in vista dell'ormai certo nuovo intervento armato occidentale
Mentre Pinotti affermava l'alleanza con Israele, a Qalandiya un palestinese veniva ucciso dalle forze di occupazione
di Michele Giorgio

GERUSALEMME Non ha smentito la sua fama di ministra con l’elmetto Roberta Pinotti durante la sua visita in Israele, ieri e lunedì. Una missione che ha avuto al centro i rapporti, sempre più stretti, dal punto di vista militare e della sicurezza, tra Italia e lo Stato ebraico e che ha toccato anche la crisi libica in vista dell’ormai certo nuovo intervento armato occidentale. La ministra della difesa ha detto che Israele e Italia sono «sulla stessa barca». Adottando le teorie del premier israeliano Netanyahu, Pinotti ha di fatto messo sullo stesso piano lo Stato Islamico e l’Intifada palestinese contro l’occupazione quando ha affermato che L’Europa e il resto del mondo sperimentano ora problemi di sicurezza che Israele affronta da tempo. Ha quindi spiegato la sua visita nel quadro del «rapporto di difesa e di intelligence con Israele al quale tra l’altro forniamo un programma di addestramento aereo». Durante l’incontro con la stampa ieri a Gerusalemme, Pinotti ha avvertito che se lo Stato islamico ha preso piede in Iraq e in Siria, «questo va impedito che avvenga in Libia». Poi ha glissato sull’impiego dei droni dalla base di Sigonella. A suo dire il tema sarebbe stato molto «enfatizzato… Il fatto che eventualmente possano essere armati è un discorso, ma ripeto non bisogna enfatizzarlo».
Israele segue con grande attenzione la situazione in Libia, ha confermato il ministro della difesa Moshe Yaalon. E un sito di israeliano di intelligence, Debka, molto vicino ai servizi segreti, due giorni fa ha riferito indiscrezioni su manovre militari congiunte tra Francia ed Egitto davanti alle coste libiche che includerebbero la portaerei “Charles De Gaulle”, che ha lasciato il Golfo e si appresterebbe a fare il suo ingresso nel Mediterraneo. Lo schieramento della De Gaulle sarebbe stato deciso da Parigi in vista di un assalto congiunto con l’Italia e l’Egitto in Libia, a fine aprile o a maggio. Il piano, sempre secondo Debka, sarebbe stato ritardato da «esitazioni americane» sul ruolo che dovranno avere gli Stati Uniti nella prossima guerra.
La ministra Pinotti che ha più rimarcato più volte i rischi che Israele affronta per la sua sicurezza, ha trascurato, anzi, accantonato il diritto alla sicurezza che hanno anche i palestinesi, sotto occupazione militare da 49 anni. Qalandiya, nella notte tra lunedì e martedì, ha rischiato la stessa sorte subita da Rafah ad agosto 2014, mentre era in corso l’offensiva israeliana “Margine Protettivo” contro la Striscia di Gaza. I comandi militari israeliani, dopo aver fatto circondare il villaggio, a nord di Gerusalemme, e l’omonimo campo profughi, hanno dato il via alla “Direttiva Annibale”. È la procedura che Israele adotta quando ritiene che suoi soldati siano stati catturati e che lascia alle forze militari la facoltà di colpire in modo indiscriminato la zona del sequestro, anche a costo della vita dei militari dispersi. Un anno e mezzo fa, la “Direttiva Annibale”, scattata dopo la cattura di un ufficiale, Hadar Goldin – che invece era morto in uno scontro a fuoco con una cellula di Hamas –, costò la vita di almeno 135 abitanti di Rafah (200 secondo fonti locali), in tre giorni di bombardamenti e cannoneggiamenti incessanti. Qalandiya ha vissuto solo una frazione di quella tremenda punizione, perchè i due soldati entrati, pare per errore, nel campo profughi e che si ritenevano sequestrati in realtà erano solo dispersi. Hanno ripreso contatto con l’esercito e nel giro di un’ora erano entrambi fuori da Qalandiya. Il fuoco israeliano però ha ucciso uno studente universitario, Iyad Sahdiyeh, 22 anni, e ferito diversi palestinesi.
A quanto pare i due soldati, dell’unità Oketz K-9, sarebbero entrati nel campo profughi con la loro jeep perchè ingannati da Waze, una app israeliana di viabilità. Gli abitanti di Qalandiya li hanno accolti con pietre e bottiglie incendiarie. I due sono scappati, in direzioni diverse, mentre la jeep veniva avvolta dalle fiamme innescate dalle molotov. Uno è riuscito subito a prendere contatto con i comandi che nel frattempo avevano ordinato la “Direttiva Annibale”. Almeno 1500 soldati hanno circondato Qalandiya sorvolato a bassa quota da elicotteri da combattimento Apache. Unità scelte dell’esercito e della guardia di frontiera hanno effettuato varie incursioni nel campo che in pochi attimi si è trasformato in un inferno. In strada, ad affrontare i soldati, sono scesi anche militanti armati delle Brigate dei martiri di al Aqsa (Fatah) e di altre fazioni. Le sparatorie sono andate avanti per oltre due ore. Sul terreno è rimasto Iyad Sahdiyeh. Per gli israeliani era armato, per la gente di Qalandiya era in strada a protestare assieme a centinaia di giovani.