mercoledì 23 marzo 2016

il manifesto 23.6.16
Varoufakis: «Evitare risposte inappropriate che creano terrorismo»
Diem25. Oggi l'ex ministro greco delle Finanze è a Roma per presentare in un'assemblea il Movimento per la Democrazia in Europa: «Oggi è tempo di piangere i nostri morti, prendersi cura dei feriti e trovare i colpevoli. Domani sarà il momento per ripensare l’Unione Europea e la nostra democrazia continentale»
di Roberto Ciccarelli


ROMA «Oggi è tempo di piangere i nostri morti, prendersi cura dei feriti e trovare i colpevoli. Domani sarà il momento per ripensare l’Unione Europea e la nostra democrazia continentale». È fermo nelle parole, Yanis Varoufakis che oggi dalle 10 presenta a Roma «Diem25» – il Movimento per la Democrazia in Europa da realizzare entro il 2025 -in un’assemblea all’Acquario Romano. Nella conferenza stampa dove ieri ha presentato l’iniziativa, sostenuta dall’associazione «European Alternatives», Varoufakis ha ripercorso gli errori che hanno condotto al fallimento l’Europa: la crisi economica dal 2008, l’emergenza dei profughi, i bombardamenti in Siria in risposta al terrorismo islamico che ha colpito prima Parigi e ieri Bruxelles, tragedie che hanno anche un’origine interna all’Europa.
Per l’ex ministro greco delle Finanze «i terroristi devono essere colpiti, non possiamo permettere che questi fatti terribili accadano nel cuore dell’Europa. Occorre evitare – ha aggiunto – risposte inappropriate che creano nuove fonti di sconforto e futuri attacchi terroristi». Risposte che, purtroppo, non tarderanno ad arrivare, considerata la feroce ottusità delle classi politiche europee. Al nuovo attacco terroristico, gli stati europei ricorreranno al sicuritarismo e alla sospensione dei diritti costituzionali come già accaduto in Francia. Azioni, gravi per la tradizione giuridica continentale, che aumenteranno le dosi di populismo penale e politico che alimentano già oggi i movimenti xenofobi e influiscono sugli accordi disumani come quello tra Ue e Turchia sui profughi.
Varoufakis punta su un processo costituente da attivare nel corso della prossima generazione. Il suo obiettivo è ambizioso: rilanciare la democrazia dal basso, riattivando la «tradizione umanistica europea», convocando «tutti gli strati sociali europei» in un processo politico «che non dev’essere limitato agli accordi tra i governi». «La Costituzione bocciata dai francesi nel 2005 – ha detto – è stata una decisione saggia: quel testo era terribile perché anteponeva i diritti del capitale a quelli delle persone». Diem 25 punta alla creazione di un movimento di opinione pubblica «paneuropea» e «trasversale», che esclude di entrare in competizione con i «partiti nazionali, né allearsi con alcune fazioni». «Diem – ha precisato – si rivolge a tutte le culture democratiche di sinistra, dei verdi e liberali ad esclusione di quelle che predicano il ritorno agli stati Nazione», o sostengono politiche razziste. Più che ai «professionisti della politica», Diem 25 mira a coinvolgere cittadini e attivisti in una riforma delle istituzioni europee, e dei suoi trattati, senza trascurare il ruolo centrale della Bce di Mario Draghi. Varoufakis ha rilanciato la proposta di usare la Banca Europea degli Investimenti (Bei) per finanziare un «green new deal» con il 6% del Pil continentale.
L’economista sostiene che questa operazione si possa fare a norma di statuto della Bce. La stessa che è impegnata a stampare 80 miliardi di euro al mese per acquistare il debito pubblico e privato. Questo impegno a «democratizzare l’Europa» va confrontato con i tentativi di Renzi di trattare sulla «flessibilità» di bilancio, in alternativa alle politiche di austerità che hanno segnato profondamente la vita politica di Varoufakis. «Renzi ha ragione: le regole vanno cambiate ma sbaglia quando cerca di aggirarle – sostiene – Lamentarsi delle regole lo rende simile a un bambino che si lamenta. Il premier italiano dovrebbe usare la forza del suo paese chiedendo un consiglio Europeo per cambiarle». La prima campagna di Diem25 è per la trasparenza di tutti gli incontri istituzionali nell’Ue che oggi si svolgono a porte chiuse.