il manifesto 19.3.16
Israele/Territori Occupati
Ora “Breaking the Silence” è accusata anche di «spionaggio»
Destra
scatenata contro l'Ong che raccoglie le testimonianze di soldati che
«rompono il silenzio» su crimini di guerra e abusi a danno dei
palestinesi. Tutto è partito dalle registrazioni fatte in segreto da
infiltrati del gruppo nazionalista Ad Kan. Yuli Novack, presidente di
BtS: «assurdo accusarci di spionaggio, ogni nostra pubblicazione è
autorizzata dalla censura militare»
di Michele Giorgio
GERUSALEMME
«Il tentativo del primo ministro Netanyahu di chiudere la nostra
organizzazione e di colpire soldati e combattenti che si oppongono
all’occupazione (dei Territori palestinesi, ndr) deve preoccupare tutti
coloro che guardano al futuro dello Stato di Israele». Non si è fatta
attendere la replica di Breaking the Silence (BtS) all’avvertimento
lanciato dal premier che, dopo un servizio televisivo trasmesso giovedì
sera, aveva dichiarato che l’Ong che raccoglie le testimonianze di
militari che «rompono il silenzio» su ciò che subiscono i palestinesi
sotto occupazione, aveva passato un’altra «linea rossa». L’anno scorso
BtS ha pubblicato un rapporto con decine di testimonianze sulle azioni
delle forze armate israeliane durante l’offensiva “Margine Protettivo”
del 2014 a Gaza, in cui sono rimasti uccisi oltre 2.200 palestinesi. «Le
accuse di spionaggio che ci sono state rivolte sono assurde perchè
tutte le nostre pubblicazioni sono sottoposte preventivamente alla
censura militare», ha aggiunto Yuli Novack, presidente di BtS.
L’accusa
di «spionaggio» nasce da un servizio mandato in onda da Canale 2 e
costruito in gran parte con le immagini registrate in segreto da
attivisti di Ad Kan, un gruppo nazionalista che si è dato il compito di
«smascherare» presunte «attività illecite» della sinistra. Attività
finalizzate, sostiene il gruppo, a passare informazioni all’estero poi
utilizzate per mettere sotto accusa Israele. Il servizio mostra una
infiltrata di Ad Kan che risponde a domande di un membro di Breaking the
Silence che sembrano toccare aspetti operativi delle forze armate a
ridosso di Gaza e in Cisgiordania. In un’altra registrazione, una
attivista di BtS racconta di aver fatto il possibile per farsi
assegnare, durante il servizio di leva, alla Amministrazione Civile (che
per conto dell’Esercito “governa” i civili palestinesi nella zona C
della Cisgiordania) in modo da conoscere meglio le politiche attuate dai
comandi militari israeliani nei Territori occupati.
Per diversi
esponenti del governo e della Knesset, quelle registrazioni
dimostrerebbero il tentativo di ottenere informazioni riservate o
segrete. E il ministro della difesa Moshe Yaalon ha ordinato l’avvio di
indagini. «Coloro che raccolgono informazioni di questo tipo intendono
danneggiare il proprio Stato con mezzi illegali, in un modo che ricorda
lo spionaggio. L’affermazione secondo la quale quelle informazioni
servirebbero a tutelare i diritti umani è una bugia», ha protestato la
ministra della giustizia Ayelet Shaked, figura di spicco del partito
ultranazionalista Casa Ebraica. Parole dure sono arrivate anche da Itzik
Shmuli e Eitan Cabel, due deputati laburisti, mentre l’ex ministro Yair
Lapid (centrista) ha accusato l’Ong «di provocare gravi danni al Paese,
dentro e fuori». L’agenzia stampa dei coloni, Arutz 7, ha dato ampio
risalto all’accaduto e ha colto l’occasione per attaccare il New Israel
Fund – un fondo che assiste le Ong che operano nel campo dei diritti
umani e del progresso sociale – “colpevole” di aver donato a Breaking
the Silence tra il 2008 e il 2014, 699mila dollari.
Arutz 7 invece
ha taciuto sui finanziamenti al gruppo di “intelligence” Ad Kan che,
secondo l’inchiesta svolta nei mesi scorsi dal sito d’informazione
Walla, sarebbe finanziato proprio dai coloni, forse con fondi pubblici. A
inizio anno, sempre grazie ad infiltrati, Ad Kan aveva registrato le
dichiarazioni fatte da un noto attivista della sinistra israeliana, Ezra
Nawi, dell’associazione Tayyush che segue le attività di colonizzazione
in particolare nel sud della Cisgiordania. Sulla base di quelle
registrazioni, mandate in onda sempre da Canale 2, Ezra Nawi e un altro
attivista di Tayyush furono arrestati con l’accusa di aver passato
informazioni all’Autorità Nazionale di Abu Mazen sulla vendita di
terreni arabi ai coloni, mettendo a rischio la vita dei palestinesi
disposti a cedere le loro proprietà agli israeliani. La vicenda fece
scalpore, per giorni i media israeliani non parlarono d’altro. I due
arrestati però furono scarcerati poco dopo perchè non avevano commesso
alcun reato.