mercoledì 16 marzo 2016

il manifesto 16.3.16
Un candidato anti Renzi. Anzi due
Amministrative Roma. Sinistra senza pace, una lettera a Marino: ritirati. Ma per ora lui va avanti. E Fassina pure. L’ex sindaco sconvoca l’incontro, riunione della ’vecchia’ Sel a caccia un patto fra i due. E per non spaccarsi
di Daniela Preziosi

Due tegole, due dita negli occhi. Nel giorno in cui Ignazio Marino, di ritorno da Pittsburgh (in Pennsylvania, dove ha lavorato a lungo prima di darsi alla politica) aveva invitato a cena i ’quasi alleati’ di Sinistra italiana – Stefano Fassina, Nicola Fratoianni, Paolo Cento e Alfredo D’Attorre – per firmare l’accordo di ’reciprocità’ sulle primarie della sinistra (chi perde si impegna a sostenere l’altro, dovrebbe essere scontato ma evidentemente non lo ), due ’fattacci’ hanno fatto saltare tutto, pane e companatico. Il primo fattaccio l’ex sindaco se l’è letto scodellato sulla prima pagina di Repubblica: il dossier dell’autorità anticorruzione di Raffaele Cantone con l’elenco delle irregolarità di Roma Capitale fra il 2012 e il 2014, quindi un arco di tempo che coinvolge tanto la giunta Alemanno che la sua. Marino cerca subito di parare il colpo: «Un’indagine che si aggiunge a quella sui conti che avevo richiesto e ottenuto e che impegnò per sei mesi la guardia di Finanza in Campidoglio. Rivendico con orgoglio di essere stato io a volere questa collaborazione», scrive su facebook.
Foto Vincenzo Livieri - LaPresse 25-10-2015 - Roma - Italia Cronaca Manifestazione in sostegno di Ignazio Marino in Campidoglio. Nella foto Ignazio Marino Photo Vincenzo Livieri - LaPresse 25-10-2015 - Rome - Italy News Demonstration to support Ignazio Marino in Campidoglio
Foto LaPresse
L’altro ’fattaccio’ lo legge su una lettera a lui indirizzata – a mezzo stampa – firmata da un senatore romano di Sel, Massimo Cervellini, e da trenta dirigenti locali. Gli chiedono senza mezzi termini di farsi da parte: serve ’discontinuità’ per la Capitale, anche rispetto alla sua giunta: «Hanno prevalso spesso decisioni dall’alto che hanno creato tensioni e incomprensioni», scrivono, e ora la candidatura Marino «da un lato ci inchioderebbe inevitabilmente in una posizione di difesa dell’esperienza di governo» e «dall’altro darebbe alibi e argomenti a chi vuole creare confusioni e sospetti. La giustizia deve fare il suo corso e siamo fiduciosi che ciò avverrà in tempi brevi e con piena soddisfazione da parte tua, ma non possiamo correre il rischio di ritrovarci in piena campagna elettorale con un rinvio a giudizio». C’è del veleno nella coda: lo scorso febbraio si sono chiuse due inchieste che hanno coinvolto il sindaco, una sul caso dei famosi scontrini e l’altra sui contratti di consulenza per la onlus Imagine della quale era presidente. C’è il rischio di un rinvio a giudizio, forse due. Garantisti o no, è evidente che non sarebbe un buon inizio della campagna elettorale.
La mossa dei trenta vendoliani è di fatto un assist al candidato Stefano Fassina, che da sempre chiede le primarie in caso di altri nomi in campo. Ma per celebrarle ora si scopre che c’è un problema: in queste ore si sta mettendo a fuoco che fra Fassina e Marino ci sono differenze di programma. E non di dettaglio, come spiega l’ex pd Alfredo D’Attorre: «Ci sono opinioni differenti sulla gestione del debito di Roma, sul nuovo stadio, sulla politica delle privatizzazioni. Ma è una discussione di merito, sono certo che entro 48 ore arriverà una soluzione». Ma intanto l’ex sindaco sconvoca l’appuntamento di ieri sera. Restando sulle generiche per il futuro. «Non c’è alcun incontro in programma», spiegano i suoi. Non negando l’intenzione di candidarsi comunque, anche autonomamente alla coalizione di sinistra che lo corteggia. Marino è convinto di essere la miglior carta contro il Pd. Fassina pensa di no, ma sa che se l’ex sindaco decidesse di correre si porterebbe via una fetta dell’elettorato antirenziano. Un rebus. I due si potrebbero rivedere presto. Ma intanto salta anche la riunione della coalizione romana, convocata per oggi con l’idea di discutere di un accordo generale. Che non c’è.
Panico nel quartier generale di Sinistra italiana, nella sinistra romana la temperatura è altissima. Paolo Cento, segretario di Sel Roma, butta acqua sul fuoco per ricucire con l’ex sindaco ma anche evitare l’implosione generale: «In queste ore Sel è al lavoro per costruire una proposta ampia e convincente per la città. Con il nostro candidato Fassina abbiamo avviato un percorso programmatico e di aggregazione. Sel considera la disponibilità di Marino un fatto importante e siamo convinti che questo percorso vada portato avanti a partire da un programma condiviso e da procedure democratiche e inclusive sulla eventuale scelta di candidature».
Ma intanto ieri notte in gran fretta si è riunita la segreteria di Sel allargata ai parlamentari per cercare un rimedio alla tensione fra ex sindaco e ex viceministro. Una tensione che poi è l’altra faccia delle divisioni interne di Sel fra sostenitori dell’uno e dell’altro. Fino a tarda serata resta il rischio di due candidature parallele. Ma entrambe le fazioni sono consapevoli che in caso di corsa separata i due candidati rischiano entrambi percentuali inservibili. Per non parlare delle probabili conseguenze su tutto il processo costituente di Sinistra italiana. Lo spazio di un accordo è stretto: Marino ha già dato dimostrazione di saper fare di testa propria. E c’è anche un’altra variabile: il rischio che ora il Pd lanci un’opa su tutta l’area, offrendo una lista arancione a sostegno di Roberto Giachetti.