il manifesto 11.3.16
Testamento biologico, gli esperti concordano: sì all’interruzione delle terapie
Diritti. Iniziate le audizioni sulla dichiarazioni anticipate di trattamento
di Matteo Mainardi
Doppio
binario per le discussioni su eutanasia e dichiarazioni anticipate di
trattamento. È questa la scelta operata dalla Camera dei Deputati:
separare i temi in modo tale, si dice, da assicurare un iter che si
concluda con una legge almeno sul testamento biologico. E così, mentre
la discussione sull’eutanasia non è ancora in fase di dibattito
generale, quello sulle Dat è giunto alle audizioni degli esperti.
In
seno alla Commissione Affari sociali, alla quale sono stati assegnati i
testi, la relatrice è Donata Lenzi, deputata dem che vorrebbe arrivare a
una legislazione di principio, a un «diritto mite» che non pretenda di
regolamentare ogni singolo atto medico. Sono sette le proposte di legge
sul tavolo dei 44 commissari. Leggendole, si possono dividere in due
categorie. La prima, più ampia, vede proposte che vanno incontro alla
libertà di autodeterminazione della persona, lasciando l’individuo
libero di decidere cosa andrà fatto di sé nel caso in cui non si
trovasse più nelle condizioni di intendere e volere, quindi
nell’impossibilità di acconsentire o rifiutare trattamenti sanitari. La
seconda categoria, con l’impostazione Binetti-Roccella che fu quella del
ddl Calabrò nella XVI legislatura, vede invece proposte che, oltre a
consentire al medico di non rispettare le indicazioni ricevute dal
paziente, vietano l’inserimento nel biotestamento di indicazioni
riguardanti alimentazione e idratazione artificiale, prevedendone il
mantenimento fino al termine della vita. Ed è proprio sul punto della
nutrizione e idratazione artificiale da intendersi come obbligatorie o
meno che in queste prime sedute si consuma il dibattito. A tentare di
fare chiarezza durante le audizioni è stato Giancarlo Sandri,
consigliere della Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo
(Sinuc): «Non possiamo non identificare nell’idratazione e nutrizione
artificiale un trattamento terapeutico». Infatti questo trattamento
andrebbe iniziato e sospeso come qualsiasi altro, al momento giusto e se
ce n’è bisogno. Se ciò venisse accettato come principio cardine,
deriverebbero tutti gli altri principi, tra cui la possibilità di
rifiuto. Continua Sandri: «Non è uguale imboccare un anziano e nutrirlo
per via endovenosa: il secondo caso è artificiale e può portare
complicanze, può essere addirittura futile o dannoso». Sulla stessa
linea Mauro Rossini, dell’Associazione italiana di dietetica e
nutrizione medica (Adi): «L’invasività a volte offende la condizione del
paziente e il paziente stesso. La volontà suprema penso debba spettare
al paziente o a chi gli sta più vicino». Alcuni parlamentari hanno
voluto ricordare agli esperti, ossia a uomini di scienza che vivono la
realtà del fine vita ogni giorno nelle corsie ospedaliere, che esistono
letterature discordanti sui temi in discussione. Lo stesso presidente
Mario Marazziti (Ds-Cd) ha sottolineato come la Commissione stia
discutendo di Dichiarazioni anticipate di trattamento, non di Direttive
anticipate. Sembra un gioco di parole, ma non è.
Sebbene il
percorso legislativo sia solo alle battute iniziali, le prime audizioni
risultano positive. Gli esperti confermano che in ogni trattamento
sanitario la persona, anche se malata, deve essere posta al centro di
ogni azione, previa informazione corretta e completa da parte
dell’equipe medica non solo della diagnosi, ma anche della prognosi e
delle alternative possibili di cura o assistenza. Gli obiettivi posti al
centro del dibattito dall’iniziativa popolare dell’Associazione Luca
Coscioni insieme a medici, infermieri e persone malate, sono quindi
sostenuti anche dalle personalità audite in Commissione. Ora sta al
Parlamento non perdere l’occasione per costruire e approvare una buona
legge sul fine vita.
*Coordinatore campagna Eutanasia Legale