Corriere 11.3.16
«Così è stato ucciso, lottava per vivere»
Delitto di Roma, le confessioni. «Prato travestito da donna»
Il
giudice: «Fredda ideazione, pianificazione ed esecuzione di un omicidio
efferato, preceduto da sevizie e torture, senza altro movente se non
quello apparente di appagare un crudele desiderio di malvagità»
di Rinaldo Frignani
Il
gip Riccardo Amoroso parla così dell’assassinio di Luca Varani. Ieri il
fermo iniziale dei due killer, Manuel Foffo e Marc Prato, è stato
trasformato in arresto. Quest’ultimo nel tragico festino era travestito
da donna, con i tacchi a spillo.
ROMA È un soldato il quarto
uomo che ha partecipato al festino a base di cocaina e alcolici
nell’appartamento di Manuel Foffo al Collatino.
Con il passare del
giorni emergono con chiarezza nomi e ruoli dei partecipanti alla due
giorni di sesso e violenza con lo stesso Foffo e l’amico Marc Prato.
Nell’attico di via Igino Giordani sarebbero passati sette uomini: la
vittima, Luca Varani, i due killer, uno spacciatore albanese, Giacomo
(un romano residente a Milano, già interrogato nei giorni scorsi nel
capoluogo lombardo), «Alex Tiburtina», come era memorizzato il nome del
militare sul telefonino di Foffo, e un altro misterioso personaggio.
Ma
c’è di più. Da ieri i carabinieri cercano una ragazza bionda, di 25
anni, che venerdì mattina alle 7 è stata vista parlare da altri giovani
con Varani sul treno Viterbo-Roma: potrebbe essere stata l’ultima
persona ad averlo visto vivo. Intanto è stato acquisito agli atti
l’interrogatorio di Prato durante l’udienza di convalida del gip. «Sono
andato a casa di Manuel martedì sera, con vestiti maschili e una borsa
con una parrucca e altri abiti femminili — ha raccontato il pr —, questa
volta la droga l’aveva comprata lui. Poi serviva altra cocaina ed è
venuto Giacomo che abbiamo mandato via. Io mi sono vestito da donna e
siamo andati a dormire. Mercoledì abbiamo usato altra cocaina — ha
aggiunto Prato — e abbiamo chiamato Alex: ho avuto rapporti anche con
lui ed è andato via giovedì mattina. Non avevamo l’idea di nessun
omicidio, non se n’era mai parlato nei nostri deliri. Lui (Manuel)
voleva che diventassi la sua bambolina, aveva anche il delirio di
uccidere il padre. Quando aveva questi deliri — ha detto ancora Marc —
io cercavo una terza persona. Così siamo usciti per cercare una
“marchetta”, io sempre vestito da donna. Siamo andati a piazza della
Repubblica, a Villa Borghese e a Valle Giulia, ma non abbiamo trovato
nessuno. Non siamo andati in giro per uccidere. Non lo volevamo. Manuel
voleva avere un rapporto estremo con lo stupro. Siamo tornati a casa
alle 6.30 di venerdì mattina. Abbiamo chiamato Luca e gli abbiamo
offerto 150 euro».
Il racconto di Prato continua con particolari
agghiaccianti: «Quando è arrivato gli ho aperto la porta sempre vestito
da donna, lui ha cominciato a drogarsi con noi. Io e Luca abbiamo
iniziato a fare sesso e Manuel assisteva. Lui ha bevuto il drink e ha
iniziato a stare male, è crollato. Lo abbiamo messo sul letto e Manuel
mi ha detto “strozzalo”, io ho provato, ma Luca si è ripreso, mi ha
scansato e non sono riuscito a fermarlo e a quel punto Manuel è
impazzito è andato in cucina, ha preso un martello e ha cominciato a
colpirlo, ho cercato di calmarlo inutilmente. Poi ha preso un coltello e
lo ha colpito ancora ma Luca non moriva... Gli abbiamo messo una
coperta sul viso per non vederlo, respirava ancora in modo affannoso.
Non potevo più sopportare tutto questo. Manuel voleva essere baciato in
testa per avere la forza da me per uccidere Luca. Non voleva farlo
soffrire, voleva solo ucciderlo. Poi mi disse: “Questa cosa ci legherà
per la vita”».