giovedì 10 marzo 2016

il manifesto 10.3.16
Passo indietro di Bray, primarie fra Marino e Fassina
Ieri l'incontro fra l'ex sindaco, Fratoianni e il candidato ufficiale
«Avanti uniti, sceglieremo con una consultazione partecipata»
Dal Pd: la lista dei rosiconi non va da nessuna parte
di Daniela Preziosi

L’ex ministro lettiano Massimo Bray sarebbe pronto a fare un passo indietro o, più precisamente, a non fare quei due passi avanti in cui alcuni, a sinistra del Pd, avevano puntato per attirare il più possibile i delusi del partito democratico. Di fatto non sarà lui a correre per il Campidoglio sfidando Roberto Giachetti, come pure l’amico Massimo D’Alema gli aveva ripetutamente chiesto. Forse non sarà neanche esplicitamente della partita. L’orientamento, se non la decisione definitiva, sarebbe arrivato ieri dopo una giornata di pressing serrato da parte del Pd, preoccupato all’idea di subire una nuova «scissione silenziosa» dei voti, come l’aveva definita tempo fa lo stesso presidente di Italiani Europei. Un rischio da non correre dopo la non smagliante performance delle primarie di domenica scorsa nella Capitale. Dal Nazareno però negano qualsiasi patema d’animo: «Se c’è una cosa che non puoi fare è la politica costruita sul rancore. Sul rancore, puoi avere qualche spazio sui giornali all’inizio. Ma alla lunga la gente non ti segue». Anzi, nella comunicazione renziana che ormai ha conquistato tutto il partito non è escluso che una lista di «rosiconi» possa essere il perfetto nemico da sbeffeggiare in campagna elettorale, in mancanza di argomenti migliori.
Ma nella scelta di Bray avrebbe influito anche la presa d’atto che a sinistra l’area è affollata di candidati. Con poca o nessuna intenzione di cedere il campo. Ieri il pranzo fra l’ex ministro e l’ex sindaco Ignazio Marino è saltato, ma il confronto ci sarebbe stato lo stesso nel corso di una telefonata in cui l’ex sindaco ha lasciato capire che non ha intenzione di farsi da parte, per il momento. Fra poco uscirà il suo libro-verità sul suo dimissionamento, i suoi supporter dell’associazione «Parte Civile» già raccolgono le firme per la sua candidatura.
«Non c’è nessuno che deve farsi da parte, nessuno che si deve ritirare», aveva spiegato nel pomeriggio Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, «ma se ci sono nuove disponibilità su un progetto di radicale discontinuità per Roma non può che essere un bene. Se ci saranno novità verificheremo rapidamente gli strumenti o le modalità perché questa decisione sia partecipata e condivisa». Ma il busillis deve essere risolto presto, per evitare di indebolire inutilmente l’unico candidato certo – e determinato – e cioè Stefano Fassina. «Entro domenica dobbiamo aver deciso», avverte Paolo Cento, segretario romano di Sel.
Nel tardo pomeriggio l’ex sindaco incontra Fratoianni e Fassina. È il primo incontro ufficiale, il clima è molto cordiale, ma il risultato è che nessuno fa passi indietro. I tre hanno condiviso la «necessità di fare squadra» e di «costruire un percorso democratico per arrivare a una candidatura forte e condivisa». «Andiamo avanti uniti, sceglieremo il candidato sindaco con un percorso partecipato», spiega Fassina all’uscita.
La scelta avverrà con le primarie oppure, spiega Cento, «possiamo fare una consultazione nei municipi. Purché non avvenga nel chiuso di una stanza: gli elettori non ce lo perdonerebbero. Roma potrebbe anche diventare un laboratorio nazionale per la nuova sinistra», conclude. Non è una conclusione tanto per dire: per Marino si è tante volte espresso Pippo Civati e la sua Possibile. Una voce che fin qui si era tenuta fuori dalle turbolenze della sinistra-sinistra romana.