giovedì 10 marzo 2016

Corriere 10.3.16
Incontro Marino-Fassina, gazebo ad aprile
La scelta del candidato della sinistra. Imbarazzo e dietrofront nel Pd sulle schede bianche: sarebbero 567
di Ernesto Menicucci

ROMA Sembra quasi un segno del destino. Nel giorno in cui il «pasticciaccio» delle primarie del centrosinistra a Roma si materializza con il riconteggio (i votanti non sono più 47.317, ma diventano 44.501; i voti non validi passano da 3.700 ad appena 894, le schede bianche da oltre 2.800 a 567), per il Pd si materializza l’incubo peggiore: Ignazio Marino, il sindaco fatto cadere con le firme raccolte dal notaio, dopo la vicenda sugli scontrini delle sue cene istituzionali, si allea con la sinistra per far perdere i dem alle comunali della Capitale.
Marino, dopo settimane passate a sfogliare la margherita, sembra aver passato il Rubicone e ieri ha incontrato sia Stefano Fassina, candidato di Sinistra italiana, sia Nicola Fratoianni di Sel. Il «marziano» non avrebbe ancora sciolto le riserve, ma ci manca poco. Per ora si è creato un vero e proprio asse politico, per unire in un «listone rosso» tutto ciò che è a sinistra del Pd. Si va, così, verso una candidatura unitaria di quell’area, che dovrebbe passare attraverso una forma di primarie, che potrebbero tenersi il 3 e 4 aprile.
Se poi ci fosse anche l’ex ministro della Cultura, Massimo Bray, anche lui si sottoporrebbe alle consultazioni. Un problema in più per Roberto Giachetti e il Pd, dopo il caso delle primarie romane. La retromarcia di ieri ha infatti «certificato» una sconfitta. Sul riconteggio, il «Comitato per le primarie» spiega: «Abbiamo conteggiato male le schede bianche dei Municipi, aggiungendole a quelle dei candidati a sindaco». Nella Capitale, infatti, oltre alla sfida tra Giachetti e Morassut, in quattro municipi si sceglievano anche i candidati presidente. Solo che, mentre quasi tutti gli elettori Pd conoscono Giachetti e Morassut, in molti non sapevano nulla del candidato municipale. E, in quel caso, hanno lasciato bianca la scheda. Quei voti, secondo gli organizzatori dem, sarebbero finiti nel conteggio generale e le 2.800 «bianche» iniziali sarebbero il frutto di una proiezione sbagliata. Certo i punti oscuri rimangono. Intanto perché il primo dato è arrivato comunque quasi 24 ore dalla chiusura dei seggi.
Poi perché dei dubbi sono venuti anche a Giachetti e Morassut che — domenica notte — si sono telefonati per dirsi di «evitare pasticci». Il candidato vincitore dice: «Vorrei sapere chi è questo genio...». Morassut parla di «azione puerile». Il deputato della sinistra dem, Marco Miccoli, domanda: «Ma chi ha dato l’ordine?». Il sospetto che si sia trattato di un tentativo (maldestro) di gonfiare l’affluenza rimane. E il «convitato di pietra», per la minoranza, è diventato il commissario Matteo Orfini. Secondo molti, è il prossimo «bersaglio» romano di Matteo Renzi. Ma non ora, prima c’è il voto di giugno. Con l’incubo Marino in campo.