il manifesto 10.3.16
La Croazia deporta i profughi in Grecia
Europa. E’ l’inizio delle espulsioni di massa vietate dalle Convenzioni Ue
E Tsipras si allinea
La
Croazia si prepara a deportare in Grecia i profughi che si trovano nel
suo territorio. Ad annunciarlo è stato ieri il premier croato Tihomir
Preskovic insieme al ministro degli Interni Vlaho Orepic. «I migranti
non si muoveranno più lungo la rotta balcanica», ha detto Oreskovic,
ribadendo la volontà del paese di allinearsi alle misure analoghe già
adottate da Austria, Slovenia, Serbia e Macedonia. Fino a ieri nel
centro di accoglienza di Slavonski Brod, nell’est del paese, si
trovavano poco più di 408 migranti e la decisione di respingerli
indietro lungo la rotta balcanica sarebbe stata presa per il timore che
possano verificarsi ingressi illegali di migranti nel paese.
Quello
che sta accadendo in questo re in Croazia potrebbe essere solo un
anticipo delle deportazioni di massa che fin dalle prossime settimane
poterebbero verificarsi in Grecia. Il governo Tsipras ha infatti
raggiunto un accordo con la Turchia per il rimpatrio dei migranti
irregolari mentre l’accordo che l’Unione europea sta stringendo sempre
con Ankara prevede che tutti i profughi vengano riportati in Turchia.
Compresi siriani e iracheni, che pure avrebbero diritto a vedersi
riconosciuto lo status di rifugiati. Si tratta di una pratica che viola
il diritto internazionale e che è stata duramente criticata dall’Onu e
da numerose organizzazioni internazionali, che hanno ricordato come le
espulsioni collettive siano proibite dalle stesse convenzioni
dell’Unione europea.
Bruxelles e e Atene sono però decise a non
andare troppo per il sottile pur i liberarsi dei profughi. Anche se
questo significa cedere al ricatto che prima i paesi dell’Est, poi
quelli balcanici e l’Austria hanno imposto ai leader dei 28, che adesso
preferiscono mascherare le future espulsioni di massa come un’operazione
di contrasto dei trafficanti. In realtà a pagarne le conseguenze
saranno soprattutto le decine di migliaia di uomini, donne bambini
fuggiti dalla guerra che adesso rischiano di essere riportati al punto
di partenza, cioè in Turchia.
Lungo la rotta balcanica le
frontiere sono sempre più chiuse. La Slovenia accetta di far par passare
solo che chiede asilo politico nel suo territorio, stessa cosa fanno
Croazia, Serbia e Macedonia. Anche se le autorità di Skopje negano, la
frontiera con la Grecia è praticamente bloccata e da lunedì scorso un
solo siriano ha potuto oltrepassarla. Dall’altra parte del confine, a
Idomeni, restano ammassati circa 15 mila migranti che difficilmente si
lasceranno convincere a tornare indietro. La possibilità a questo punto
che si possano scatenare delle proteste è sempre più concreta, mentre la
scelta di chiudere le frontiere balcaniche è stata criticata ieri dalla
cancelliera tedesca Angela Merkel.