Il Fatto 18.3.16
Giachetti vede Bray e Barca
E Marino non sa ancora che fare
di Luca De Carolis
In
 riva al Tevere il centrosinistra che non esiste più è disseminato di 
guai e dubbi. Quelli dell’ex sindaco Ignazio Marino, che tra oggi e 
domani dovrebbe annunciare se scenderà o meno in campo per le Comunali.
 Ma anche quelli di Roberto Giachetti, il candidato renziano, alle prese
 con sondaggi non esaltanti (l’ultimo, circolato ieri sera lo dà al 20 
per cento, due punti sotto il M5s). Ora nel Pd l’imperativo è ricucire 
con la sinistra, interna e non. E allora ecco l’idea di un think thank, 
un pensatoio “rosso”. Giachetti ha già proposto di entrarvi al senatore
 Walter Tocci e al suo sfidante nelle primarie, Roberto Morassut. Ieri 
mattina ne ha parlato con l’ex ministro Fabrizio Barca. SOPRATTUTTO, ne 
ha discusso con Massimo Bray, dalemiano, ex ministro nel governo Letta, 
ritiratosi dalla corsa per il Campidoglio. Giachetti tiene molto a 
coinvolgerlo, sapendo che Bray potrebbe recuperare voti tra la minoranza
 dem e nel mondo della cultura. Ma il direttore generale della Treccani 
ha preso tempo. E ha ribadito la sua linea: per riprendere Roma 
servirebbe una lista civica di sinistra, con i partiti a debita 
distanza. Quella che Bray avrebbe voluto guidare, prima di spazientirsi 
per i troppi veti e per l’indecisione di Marino. Proprio il Marziano 
rimane l’incognita. La relazione di Raffaele Cantone, secondo cui non 
c’è stata discontinuità tra la sua giunta e quella di Alemanno, lo ha 
ferito (“Sono offeso, quella di Cantone è disonestà intellettuale” ha 
detto a La Stampa). Ieri ha disertato un incontro con Stefano Fassina 
(Sinistra italiana), deciso a presentarsi nonostante lo scetticismo 
anche dentro Sel. La sensazione è che la candidatura di Marino sia 
improbabile, tra rischi (due possibili rinvii a giudizi) e nodi pratici 
(la promozione del suo libro Un marziano a Roma). Ma chissà.
 
