ex fascista, potrebbe diventare assessore con Giachetti...
Corriere 10.3.16
Dai campi hobbit a Giachetti, l’ultima svolta di Croppi: stavolta spero di non sbagliare
«Gianni e Ignazio mi piacevano, poi due disastri»
intervista di Fabrizio Roncone
ROMA (A intervista finita. Due ore dopo).
«Che
poi no, scusi, abbia pazienza, ripensandoci: ma in un Pd che imbarca
chiunque, che tiene dentro tutti, da Verdini ad Alfano, il problema
posso essere io?».
Nei prossimi mesi vedremo se ha ragione.
Intanto, è baruffa.
Perché
la voce che gira è questa: Umberto Croppi, ex assessore alla Cultura di
Gianni Alemanno, potrebbe tornare in Campidoglio con lo stesso incarico
nel caso in cui il nuovo sindaco di Roma diventasse Roberto Giachetti (
Giachetti, lasci stare la scaramanzia: tanto non è un colloquio con
Croppi che può spostare il suo destino ).
Ecco, appunto, Croppi:
uomo colto e spregiudicato, elegante, più simpatico di come appare,
frequentatore dei salotti giusti, editore e pubblicitario, a 60 anni
vanta una biografia politica che se la leggono quelli del Cirque du
Soleil, cambiano lavoro.
«Dobbiamo riparlare dei Campi Hobbit?».
Dopo. Subito, invece, può spiegare se davvero guiderà la Cultura nel caso in cui Giachetti vincesse le elezioni a Roma?
«Escludo la possibilità di candidarmi».
Le ho chiesto un’altra cosa.
«Guardi, io non sto dando una mano alla campagna elettorale di Giachetti per diventare assessore…».
E allora perché lo fa?
«Perché Roma ha bisogno d’aiuto. Io rappresento una rete di persone che di me si fida e quindi…».
Quindi?
«Sento il peso di questa responsabilità».
Cioè, lei si impegna perché sente il peso della responsabilità?
«Capisco
che possa sembrarle bizzarro, ma la politica è pure questo: senso di
appartenenza a una comunità… Poi, nel caso specifico, c’è anche
l’amicizia con Giachetti».
Facciamo la prima capriola
all’indietro: lei fu dirigente del Fronte della Gioventù e del Fuan, poi
entrò nel comitato centrale del Msi…
«E fui, l’anticipo, anche
uno degli organizzatori dei Campi Hobbit: il tentativo di superare tutta
la retorica neo-fascista con modalità rivoluzionarie per l’epoca, con
forme espressive che andavano dalla musica al teatro, alla letteratura.
Esperienza straordinaria».
Fu un’esperienza straordinaria, ma tragica, anche quella del Fuan.
«Se ne è riparlato in queste ore. Però, ricordo a tutti, il Fuan era solo l’organizzazione degli universitari del Msi…».
No: fu molto di più. Intorno alle atmosfere della sede di via Siena nacquero i Nar. Mambro, Fioravanti, Alibrandi, Carminati…
«Fioravanti
e gli altri si appropriarono di quella sede, quando il Fuan, di fatto,
già non c’era più… E, comunque, non c’ero più io, che avevo lasciato
Roma e mi ero iscritto all’università di Teramo».
Da questo momento, inizia la sua inquietudine.
«Mi
accorgo di militare in un partito in cui non mi riconosco più. Nel
1984, all’Ergife, intervengo al congresso dei radicali. Sono tra i
fondatori del gruppo Nessuno Tocchi Caino, lega contro la pena di morte.
Mi avvicino al mondo dei verdi…».
Dove conosce Francesco Rutelli.
«Sì:
anche se, quasi contemporaneamente, mi appassiono alla Rete di Leoluca
Orlando. Ma dura poco. Anche perché, nel 1993, Rutelli si candida a
sindaco ed io e Paolo Gentiloni fondiamo il primo ufficio comunicazione.
In Campidoglio conosco Giachetti, ma non resto: perché divento
capogruppo dei Verdi alla regione».
Poi si mette a fare l’editore.
«Sto
fuori dalla politica, sì, per un po’. Ma a un certo punto mi accorgo
che Gianfranco Fini ha cominciato a fare aperture su temi forti:
immigrazione, fecondazione, unioni civili. Rientro incuriosito nel giro e
Alemanno mi chiede un aiuto».
Siamo nel 2008: e Alemanno si candida a sindaco contro il suo amico Rutelli. Capriolona.
«Gianni
sembra avere un progetto: rompere il quadro incancrenito del
Campidoglio. E, all’inizio, fornisce anche segnali precisi: io vado alla
Cultura, cerca Giuliano Amato per guidare la commissione riforme,
coinvolgiamo Renato Nicolini…».
Alemanno, un disastro assoluto.
«Mhmm... Sì, certo. Io stesso entro in collisione con lui e vengo fatto fuori nel gennaio 2011».
E, dopo due anni, eccoci a Ignazio Marino.
«È
lui che mi cerca: chiede consigli, collaborazione. E a me, sono
sincero, la sua offerta politica piace. All’inizio piace. Poi,
certo...».
Un altro disastro.
«Si rivela del tutto inadeguato».
Posso dirle che, ultimamente, ha sviluppato un certo talento nell’individuare il sindaco sbagliato per Roma?
«Ah ah! Ma no... Giachetti farà benissimo...».
(Giachetti, davvero, lasci stare: la scaramanzia è una cosa volgare e sciocca )