Corriere La Lettura 13.3.16
E il faraone creò il monoteismo
Jan
Assmann (Lubecca, 1938), è noto per i suoi studi sulla nascita del
monoteismo e la violenza da cui esso sarebbe segnato. Nella sua visione,
il Dio della rivelazione mosaica è il primo a imporre ai fedeli il
divieto di intrattenere rapporti con altre divinità («non avrai altro
Dio al di fuori di me»), mentre il politeismo antico, per sua stessa
natura, permetteva la comunicazione e lo scambio di dèi tra popolazioni
differenti. In questo senso, Mosé e la Bibbia risultano gli eredi del
fallito tentativo di imporre al popolo egiziano il culto esclusivo del
dio Sole da parte del faraone Amenofi IV, che per questo motivo cambiò
il suo nome in Akhenaton («amato dal Sole»). Viene da qui il titolo del
libro più celebre di Assmann, Mosé l’egizio (Adelphi, 2000). Il
monoteismo comporta quella che lo studioso tedesco definisce la
«distinzione mosaica», ovvero il principio secondo cui a un solo Dio
corrisponde una sola verità, che diviene pertanto un criterio di
conflitto tra identità diverse. Dalla matrice biblica ed ebraica, il
principio monoteistico e le sue implicazioni sono passati prima al
cristianesimo e poi all’islam, creando un legame complesso tra
religione, politica e violenza. Compare ora presso Morcelliana una lunga
intervista originale, in cui Assmann ripercorre la propria biografia
intellettuale e scientifica, mostrando, fin dal titolo scelto, Il
disagio dei monoteismi (a cura di Elisabetta Colagrossi, pp. 96, e 11),
il legame non pacificato che egli ha intrattenuto con l’oggetto dei suoi
studi.