Corriere 9.3.16
«Bray mi sfida? Con le scelte tafazziane vince il M5S»
Giachetti e i rischi del voto a Roma. E sulle primarie: solo una legge risolverà i problemi
intervista di Alessandro Trocino
ROMA
«Su Napoli si faccia chiarezza e, se necessario, intervenga la
magistratura. Serve rigore. Ma sia chiaro: le primarie restano uno
strumento bellissimo». Roberto Giachetti, che ieri mattina è intervenuto
a #Corrierelive, non minimizza il caso Napoli, ma dice no a fare di
tutta l’erba un fascio.
Fare chiarezza, dice.
«Non conosco la vicenda napoletana. Ma per il bene delle primarie bisogna che il partito faccia subito chiarezza».
Come? In Liguria furono annullati i voti di molti seggi.
«Io,
come è noto, sono un garantista, quindi non emetto sentenze. È il
comitato che deve verificare cosa è accaduto e in che contesto. È già 48
ore che se ne parla e non si può rimanere appesi troppo a lungo».
Bassolino è disgustato. E lei?
«Vabbé,
pazienza, il problema non è Bassolino, ma il valore delle primarie.
Guai a chi ce le tocca. Non so se questa roba sia vera o inventata. C’è
chi parla di un’operazione mediatica. L’importante è chiarire».
Anche perché sennò l’affluenza cala.
«A
Roma non si trattava di un problema di credibilità. Abbiamo fatto
parecchie stupidaggini, quindi i votanti sono diminuiti. Ma non lo
considero un flop».
Da Grillo arrivano strali.
«Fa ridere
che il fuoco di fila parta da chi se la cava con tremila clic sul web.
Gli altri stanno chiusi dentro una stanza o in un sito, noi magari
facciamo qualche errore, ma le primarie le facciamo».
Si possono evitare questi «errori»?
«Finché
non saranno regolate per legge, non tutti i problemi saranno risolti.
Ci sarà stato qualche errore, i rom e altro, però ricordiamoci che
decine di migliaia di persone escono di casa, vanno a un gazebo e pagano
due euro. Io dico: signori, chapeau. Altrimenti si finisce al solito
discorso per cui se un politico ruba, son tutti ladri, se uno va a
timbrare un cartellino in mutande son tutti fannulloni. Sarebbe utile un
albo degli elettori, come nell’adorata America. Lì funzionano e sono
regolate per legge: vidi quelle tra Obama e Clinton nel 2008 e furono
uno spettacolo straordinario».
A Roma forse la sfida Bray.
«Aveva
detto che non si sarebbe mai speso per una candidatura divisiva, quindi
sarebbe singolare lo facesse ora. Ad atteggiamenti tafazziani non siamo
nuovi: in Liguria è successo, con Cofferati. Se poi vogliono far
vincere i grillini, si assumano le loro responsabilità».