Corriere 7.3.16
Churchill e Stalin Una notte al Cremlino
risponde Sergio Romano
Lei
pensa che Churchill avrebbe potuto fare di più nel 1945 per contrastare
l’espansione dell’Unione Sovietica nell’Europa orientale o che, date le
condizioni disastrate dell’Occidente, non ci fosse la forza, anche
militare, di opporsi a Stalin? Sicuramente Churchill aveva capito, ma
che cosa poteva fare di più? Grazie per un suo parere. Ruggero Ubertalli
rubertalli@tiscali.it
Caro Ubertalli,
Né
Churchill né Roosevelt potevano ignorare, negli ultimi mesi del
conflitto, che al tavolo dei «grandi», dopo la fine della guerra, l’Urss
avrebbe fatto richieste e avanzato pretese. Quando Churchill andò a
Mosca per un incontro con Stalin, nell’ottobre del 1944, l’Armata Rossa
aveva da poco debellato la Bulgaria, stava avanzando in Jugoslavia, in
Polonia e nel Baltico, era alle porte di Budapest e si stava preparando a
un’ultima e decisiva offensiva contro la Germania. Durante un incontro
notturno al Cremlino, Churchill avrebbe detto a Stalin: «Cerchiamo di
regolare i nostri affari nei Balcani. In Bulgaria e in Romania voi avete
forze armate, noi abbiamo interessi, missioni, rappresentanti.
Cerchiamo di non pestarci i piedi per piccole cose. Quanto alla Gran
Bretagna e alla Russia, che cosa ne direbbe se la vostra influenza in
Romania fosse del 90%, la nostra in Grecia altrettanto e se ciascuno di
noi avesse il 50% in Jugoslavia?». Annotò quelle percentuali su un
foglio di carta aggiungendo l’Ungheria (50%) e la Bulgaria (75% ai
russi).
Stalin lesse il foglio e lo siglò in segno di
approvazione. Forse Churchill non sapeva che anche nell’agosto di cinque
anni prima Stalin aveva messo la sua firma, in caratteri cubitali, sul
protocollo segreto con cui il Terzo Reich e l’Unione Sovietica avevano
deciso di spartire la Polonia e il Baltico.
Il patto del Cremlino
non fu onorato per almeno due ragioni. In primo luogo i trionfi militari
dell’Armata Rossa, durante la sua sanguinosa avanzata nei territori
tedeschi dell’Est e in Europa centrale, aumentarono l’appetito di
Stalin. In secondo luogo, l’Unione Sovietica era uno Stato ideologico,
ispirato da una concezione messianica del comunismo, incapace di gestire
pragmaticamente un’area d’influenza nel modo in cui la Gran Bretagna
aveva costruito il suo Commonwealth. Ne avemmo una prova nel 1955
quando, dopo avere constatato che l’Austria non sarebbe mai divenuta
sovietica, rinunciò al condominio quadripartito delle potenze vincitrici
e si limitò a esigere la sua neutralità.