Corriere 7.3.16
La soddisfazione di Renzi per i «suoi» candidati: ma la sinistra sarà contro
Per il leader nella Capitale è stato comunque un miracolo
di Maria Teresa Meli
ROMA
«Le primarie sono andate molto bene». Matteo Renzi è più che
soddisfatto: «Comunque, per quanto riguarda la Capitale, un miracolo,
visto il disastro che ci avevano lasciato a Roma», confida il premier ai
collaboratori. Il «suo» candidato, Roberto Giachetti, l’unico di cui ha
fatto esplicitamente il nome senza fare mostra di tenersi fuori dalle
primarie, come negli altri casi, ha vinto. E a Napoli ha vinto Valeria
Valente contro Antonio Bassolino.
Milano, Napoli, Roma. Tre successi di fila per il premier, che chiude così l’ennesima partita con gli avversari interni.
Eppure
a Roma, contro il premier, si era mosso un plotone quanto mai
variegato. Diceva Walter Veltroni, qualche giorno fa, agli amici:
«Giachetti e Morassut sono testa a testa, la vittoria del vice
presidente della Camera non è affatto scontata». E Massimo D’Alema, nel
corso di una cena: «Renzi è un uomo del Mossad, bisogna sconfiggerlo».
Due
«vecchie glorie» del Pd, due fotogrammi che la dicono lunga sulla
guerra sotterranea che si giocava in queste primarie. L’opposizione
(interna) a Renzi non marcia compatta, ma ha comunque un unico
obiettivo: frenare il premier e impedirgli di prendere possesso del
partito.
C’è anche l’opposizione esterna, quella della sinistra
che si è coagulata fuori dal Pd, che picchia duro sul calo dei votanti
alle primarie, e che punta a presentare dovunque, alle Amministrative,
dei candidati di disturbo. E se provengono dalle file del Partito
democratico tanto meglio. Si chiamino Massimo Bray (ministro dei Beni
culturali nel governo Letta) a Roma, o Antonio Bassolino (sconfitto nei
gazebo) a Napoli. Renzi lo sa e in questa notte delle primarie spiega ai
collaboratori: «La sinistra gioca a farci perdere. Vedrete che alle
Amministrative avremo tutti contro».
Renzi sa anche che le
polemiche sul calo dei votanti sono inevitabili, ma afferma: «Chi se ne
importa di queste diatribe, noi siamo l’unico partito che accetta il
confronto con i cittadini, siamo gli unici che abbiamo questo coraggio».
Per il presidente del Consiglio «questa è la nuova politica». Le
primarie «sono il vero segnale di cambiamento nel rapporto tra i
cittadini e le istituzioni».
Per questa ragione il
segretario-premier non vuole stare appresso alla polemica sull’affluenza
ai gazebo. Per Renzi quello che conta è il risultato. Che a Roma ha
premiato il «suo» candidato, Roberto Giachetti. Il presidente del
Consiglio aveva pensato a lui già a giugno. E a giugno, infatti, gli
aveva proposto via sms di scendere in campo. Giachetti ha fatto
resistenza, per mesi. Lui e Giorgia Meloni, anche lei renitente alla
candidatura (del centrodestra), si scambiavano messaggi sui cellulari
per verificare la reciproca tenuta. Ma alla fine Giachetti ha ceduto.
Perché, come è noto, Renzi accetta difficilmente dei «no». E comunque
secondo il premier il vice presidente della Camera è l’unico esponente
del Pd che ha il profilo giusto per competere con i grillini, che a
Roma, sono in grado di raccogliere ampi consensi.
Quello di Napoli
è un altro capitolo. Lì tutti danno per scontata la rielezione di Luigi
de Magistris. Ma il premier non voleva andare alla tenzone con
l’attuale sindaco di Napoli presentando un partito ancorato ad Antonio
Bassolino. Perciò, dopo un lungo tira e molla, la scelta è caduta su
Valeria Valente. E l’onnipresente Luca Lotti ha chiesto al presidente
della regione Campania Enzo De Luca di scendere in campo per lei. Detto,
fatto.