Corriere 30.3.16
Manconi
«L’ambasciatore va richiamato in Italia»
di V. Pic.
Luigi
Manconi, presidente della commissione Diritti umani, è a fianco dei
genitori di Giulio Regeni nel chiedere all’Egitto la verità. Ma è
possibile una mediazione politica? «Se si alimenta la contrapposizione
tra l’intangibilità delle relazioni politiche, economiche e commerciali e
i diritti umani ridotti a retorica, non si va da nessuna parte»,
ammette. Ma aggiunge: «Penso che la tutela dei diritti fondamentali
debba essere parte integrante e centrale nelle relazioni tra gli Stati.
Non può essere accessorio secondario, ma priorità tra le priorità».
Oggi, perché ciò si realizzi nei rapporti con l’Egitto, dice, sono
necessarie tre misure: «Richiamare l’ambasciatore italiano per
consultazioni. Sottoporre a revisione tutte le relazioni
diplomatico-consolari con l’Egitto; includere quel Paese tra i quelli
non sicuri, indicati dall’Unità di crisi della Farnesina. E va
interrotta la pratica del respingimento dei profughi in Egitto. Ricordo
che nel solo 2016 sono state rapite 88 persone, otto delle quali
ritrovate cadaveri». Più volte mediatore in situazioni complesse,
Manconi sa che «contano sempre le pressioni internazionali e la buona
volontà di chi si batte per i diritti umani». «È stato così in Guinea
Equatoriale — racconta —, dove un imprenditore di Latina è stato recluso
e seviziato per anni, o a Cuba dove un giovane italiano ha patito
un’iniqua detenzione. A volte incontro consoli felloni, a volte
ambasciatori eroici». Pensare che gli interessi si fermino di fronte ai
diritti violati non è utopia? «Bisogna evitare che entrino in conflitto —
evidenzia —, sapendo che non sempre è possibile. Ma, pur nella tragedia
del lavoro schiavistico presente in tante parti del mondo, talora si è
riusciti a imporre il rispetto di garanzie sindacali e diritti
fondamentali».