Corriere 2.3.16
La giornalista Ritanna Armeni, i dubbi a sinistra: non si può comprare tutto
intervista di Paolo Conti
ROMA
Ritanna Armeni, giornalista, un passato a Il manifesto e a Noi donne.
Come mai tante esponenti della sinistra si sono dichiarate contro
l’utero in affitto, ritrovandosi sulla stessa linea dell’anima
cattolica?
«È un elemento che colpisce. Ma ci troviamo tutti di
fronte a un mutamento del processo creativo. Un tempo si diceva mater
semper certa . Ora le madri possono essere tre: la donatrice dell’ovulo,
quella che affronta la gravidanza, la terza che cresce il bimbo. I
padri possono essere due, o tre».
E quindi?
«Quindi sia la
posizione “orrore-orrore” e quella “che bello che bello” mi sembrano
stupide. Bisogna chiedersi con problematica intelligenza quale mondo
vogliamo costruire intorno. E quali paletti porre nei confronti della
scienza e del mercato».
I suoi paletti?
«Sono contraria alla
mercificazione del corpo. Con l’utero in affitto fai della donna un
elemento di scambio economico e vendi una relazione affettiva, perché
tra il nascituro e il corpo femminile si crea una forte unione. Mercato e
tecnica non possono governare e comprare tutto».
Sembra di sentire papa Francesco.
«Esistono
cose che non possono essere comperate. Se la tecnica prevede tre madri e
il mercato ti permette di comprare una relazione umana, non è una cosa
“necessariamente” buona. Io penso che in questo mercato non si debba
entrare».
Quale sbocco vede per il diffuso e diversificato bisogno di genitorialità?
«Una
profonda e coraggiosa riforma dell’adozione è la strada giusta. Una
legge che, in un quadro di regole precise, permetta con più facilità
adozioni e affidamenti: famiglie tradizionali, famiglie di fatto,
famiglie gay, persone singole. Oggi persino le famiglie tradizionali
devono compiere sforzi immensi, per un’adozione mentre molti bambini
attendono una fonte di affetto. Molte coppie omosessuali, o
eterosessuali, non avrebbero alcun bisogno di ricorrere a uteri in
affitto se ci fosse questa possibilità». Avere un figlio è un diritto?
«No. È un atto d’amore per il nascituro, per il o la partner, per la specie umana. È molto diverso…» .