Corriere 29.3.16
Dopo la Shoah, il dovere di testimoniare
di Frediano Sessi
Arminio
Wachsberger (classe 1913) venne deportato ad Auschwitz, in quanto
ebreo, dopo il rastrellamento di Roma del 16 ottobre 1943. Trasferito
poco tempo dopo a Varsavia (novembre 1943), giunse a Dachau nell’agosto
del 1944, per essere infine rinchiuso nel sottocampo di Wald, nella
foresta bavarese. I giorni della liberazione furono drammatici e solo la
furbizia di un ufficiale della Wehrmacht, consapevole che la guerra era
ormai perduta, e della assoluta necessità di salvare se stesso, gli
permise di sopravvivere insieme ai suoi compagni di lavoro.
Il
desiderio di Arminio di tornare alla normalità lo spinse subito a
rifarsi una vita e nel giugno del 1945, a 32 anni, conobbe e sposò una
ragazza ungherese, Olga Wiener. A Birkenau aveva perso tutti i suoi
cari, ma ora la vita gli dava un’altra possibilità: una nuova famiglia e
un forte spirito di iniziativa che lo spinse a rendere testimonianza
sempre, con precisione e passione, della tragedia degli ebrei sotto il
nazismo. Oltre alla sua attività militante, oggi si contano diciassette
testimonianze di Wachsberger, dal 1947 al 2010.
Ed è su questo
materiale che Gabriele Rigano costruisce il suo bel libro di storia e
memoria della deportazione L’interprete di Auschwitz (Guerini e
Associati). Facendo sua una metodologia di ricostruzione storica già
avanzata da Saul Friedländer e in parte anche da Christopher Browning
(due storici che hanno saputo integrare la storia basata sui documenti
alle memorie e ai diari delle vittime), Rigano ci propone una biografia
di Wachsberger che è, insieme, la ricostruzione di una vita e della
Shoah, dalle leggi razziste del fascismo fino alla Liberazione. Qui la
storia, spesso fatta di grandi numeri e di ricostruzioni generali pur
necessarie e utili, ha gli occhi di un giovane, del quale il lettore
comprende assai bene dolore, rabbia, forza di resistenza e lotta per la
giustizia.
Molto utile, poi, il capitolo metodologico che Rigano
dedica all’analisi e all’uso critico delle fonti. La sua valorizzazione
delle memorie scritte e orali, integrate dall’uso di altre fonti, è
destinata a produrre novità nella rilettura di questa tragedia.