Corriere 29.3.16
Immigrazione La rotta libica
di Fabrizio Caccia
ROMA
Il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, scruta il mare preoccupato. «È
già chiaro adesso — dice — che il 2016 sarà per l’Italia un anno record
di sbarchi. Solo qui a Pozzallo, in questi primi tre mesi dell’anno,
sono arrivati 7 mila migranti. Con la chiusura della rotta balcanica, di
sicuro i siriani torneranno tutti da noi, come nel 2014...».
Siriani in arrivo
Oggi
a Pozzallo arriveranno in porto, a bordo della nave norvegese Siem
Pilot, che fa parte del dispositivo Triton di Frontex, 730 persone
salpate dalla Libia e salvate nel Canale di Sicilia dalla nostra Guardia
costiera. Tutti nordafricani, per ora. «Ma il passaparola tra i
migranti è veloce — avverte Emiliano Abramo, portavoce della Comunità di
Sant’Egidio in Sicilia —. A noi risulta che moltissimi siriani bloccati
tra Grecia e Turchia stanno già telefonando in Italia ai loro
connazionali per informarsi su come cambiare rotta e arrivare in Libia. E
lo stesso stanno facendo i trafficanti, gli scafisti. Perché
paradossalmente la Libia è la via più rodata per l’Europa, pur se il
viaggio resta infernale. Ma meglio l’inferno che niente, per tanti
disperati. E dai porti libici già adesso mi risulta che una marea umana
sia pronta a partire, con l’avvicinarsi della bella stagione e il mare
calmo...».
Il Dipartimento immigrazione del ministero
dell’Interno, guidato dal prefetto Mario Morcone, ha calcolato che dal
primo gennaio al 24 marzo 2016 sono stati già 14.493 i migranti sbarcati
dalla Libia sulle coste italiane, il 43 per cento in più rispetto allo
stesso periodo dell’anno scorso (furono 10.128). A questi, vanno
aggiunti i circa 700 che stanno sbarcando a Pozzallo. E dunque se è vero
che nel 2015 si registrò una lieve flessione (il nove per cento in
meno) rispetto al 2014, ecco che l’anno in corso rischia di far
esplodere davvero la «Central Mediterranean Route», mettendo di nuovo
l’Italia di fronte a un’emergenza umanitaria.
I posti per l’accoglienza
Secondo
il Financial Times , a partire dal 20 marzo scorso, il giorno in cui è
entrato in vigore l’accordo dell’Unione Europea con la Turchia, gli
arrivi quotidiani in Grecia — dal 20 al 26 marzo — sono precipitati da
930 a 78 unità. Chiara la preoccupazione di tanti migranti di doversi
poi fare a ritroso l’Egeo e ritrovarsi così punto e a capo in Turchia.
Dopo le vacanze di Pasqua, perciò, al Viminale si comincerà da subito ad
analizzare i nuovi scenari: per siriani, iracheni e afghani la nuova
rotta potrebbe essere rappresentata da un volo per Tunisi, Algeri o il
Cairo, per raggiungere poi via terra la Libia e di lì imbarcarsi per la
Sicilia. Oppure per chi è già in Grecia, ma si trova davanti la rotta
ormai chiusa dei Balcani, passare per l’Albania e attraversare
l’Adriatico. «Finora però — dicono al Viminale — dall’Albania non è
arrivato nessuno. E in Sicilia i siriani non sono ancora ricomparsi...».
In
effetti, in base ai dati in possesso del Dipartimento immigrazione, i
flussi del 2016 vedono in testa i migranti arrivati dalla Nigeria
(2.426), poi Gambia (1.948), Senegal (1.373), Costa d’Avorio e Mali.
Altro fronte sensibile è quello dell’accoglienza: sono 108.521 i
migranti ospitati (al 24 marzo 2016) in Italia. E il timore è che la
rete dei centri già esistenti rischi di saltare. Ieri la protesta dei
migranti è scoppiata nel centro di prima accoglienza di Palermo a causa
del sovraffollamento, tanto che è dovuto intervenire il reparto mobile
della polizia: «La situazione è già al collasso — lancia l’sos il
segretario del Silp Cgil, Daniele Tissone —. La mancanza di idonee
strutture deputate all’accoglienza è un tema urgente che oggi si
ripropone».
I finanziamenti
Eppure, dice Emiliano Abramo di
Sant’Egidio, la situazione va migliorando notevolmente, «se pensiamo che
le commissioni territoriali hanno abbattuto i tempi d’attesa e ora sono
in grado di convocare i migranti anche dopo un mese per decidere sulla
concessione o meno della protezione internazionale, mentre prima
passavano anche due anni...».
La rete italiana è composta oggi da
14 centri di accoglienza, 5 centri di identificazione ed espulsione,
1.861 strutture temporanee e 430 progetti per richiedenti asilo e
rifugiati. Tra le regioni, la Lombardia è quella che accoglie più
migranti di tutte (oltre 14 mila presenze), seguita dalla Sicilia (oltre
12 mila) e Lazio (oltre 8 mila). Fanalini di coda: Molise, Basilicata e
Valle d’Aosta.
Sono 4 gli hotspot, i «punti caldi» dove i
migranti appena sbarcati vengono fotosegnalati: Trapani, Taranto,
Lampedusa e Pozzallo. Altri due, uno in Sicilia, l’altro a Cagliari —
dicono al Viminale —, apriranno nei prossimi mesi. Così come verrà
potenziata, forse, la flotta della Guardia Costiera per i salvataggi in
mare e sarà ampliato il centro di Pozzallo: «Lo spero — conclude il
sindaco Ammatuna —. Perché noi qui facciamo da anni tanta accoglienza,
ma non abbiamo mai ricevuto un centesimo. Invece a Lampedusa, se non ho
capito male, sono già stati dati 20 milioni di euro. Mica
bruscolini...».