Corriere 23.3.16
La vecchia guardia Pd ha davanti a sé un bivio
di Luciano Violante
La
competizione interna al centrodestra non riguarda la scelta del miglior
candidato sindaco, ma la liberazione dal padre. Lega e Fratelli
d’Italia si presentano con Forza Italia a Milano, dove la coalizione é
competitiva; si presentano invece da soli a Roma e a Torino dove le
possibilità di arrivare al ballottaggio sono ridotte. Se le previsioni
si riveleranno fondate, Salvini e Meloni potranno dimostrare a Silvio
Berlusconi di essere decisivi e si proporranno alla guida della
coalizione. I rapporti con i Cinque Stelle si muovono nella stessa
direzione. Il Movimento di Casaleggio ha fatto ritirare la candidata a
Milano ed ora nella maggiore città italiana è privo di un proprio nome a
tutto vantaggio del centrodestra. Salvini e Meloni restituiscono la
cortesia a Roma, dichiarando che al ballottaggio voteranno per la
candidata 5 Stelle.
Salvini e Meloni rivelano autonomia e capacità
di stringere alleanze che a Berlusconi sono vietate. L’emergere di
Toti, classe 1968, conferma che la gara per la successione é aperta.
Berlusconi
risponde dalla Sicilia, riproponendo alleanze con i fuggitivi di un
tempo. È una risposta alle manovre dei giovani; ma è una risposta
illusoria perché è in sostanza una riproposizione di se stesso.
Il
conflitto generazionale ha riguardato, con le dovute differenze, anche
il Pd. La vecchia classe dirigente del Pd non si era curata della
successione ed è arrivata la sostituzione, con una durezza che ha reso
indifendibile ciò che sino a poco prima sembrava indiscutibile. La
rottura violenta con la generazione precedente e soprattutto con la sua
cultura politica, la «rottamazione», è stata la chiave di volta della
vittoria di Matteo Renzi all’interno del Pd e costituisce ancora oggi
uno dei motivi guida più frequenti dei suoi interventi diretti alla
demonizzazione di tutto il passato e all’esaltazione di tutto il
presente .
Perché far fuori i vecchi? Hillary Clinton ha 69 anni,
Trump ne ha 70, Sanders 75. Ma sono personalità che stanno guadagnando
la legittimazione nel proprio partito attraverso dure prove elettorali,
nelle quali hanno superato molti giovani candidati. Il più vecchio,
Sanders, è quello che attrae maggiormente il voto giovanile, segno di un
giudizio che guarda al merito e non all’anagrafe.
B erlusconi si è
affermato grazie alla capacità di interpretare i sentimenti profondi di
una parte rilevante della società italiana ed è rimasto a galla
distruggendo o inducendo alla separazione eventuali competitori interni,
Casini, Fini, Alfano. Ha vinto e perso, ma ha sempre respinto la
possibilità di un voto su se stesso, ad esempio attraverso primarie .
Sulla
vecchia classe dirigente del Pd proveniente dal Pci, e fatta fuori da
Renzi, il giudizio più lucido è stato di Gianni Cuperlo che qualche anno
fa denunciò il duro egoismo dei più vecchi e la sfrenata ambizione dei
più giovani. Quei vecchi non capirono che i tempi stavano cambiando, che
il partito era diventato contendibile e continuarono a pensare di
essere insostituibili. L’ambizione dei più giovani trovò in Renzi una
guida assolutamente determinata e i vecchi furono sostituiti. Ma senza
l’egoismo non ci sarebbe stata la sostituzione .
Quella vecchia
generazione ha avuto alcuni grandi meriti, tra questi aver portato per
la prima volta la sinistra al governo. E i giovani non sono privi di
colpe ma hanno il tempo dalla loro parte. Un difetto dei vecchi, in
politica, è pensare a se stessi come i più scaltri e quindi
insostituibili. A volte lo sono effettivamente. Ma può accadere di non
accorgersi che il giovane possiede quella stessa dote in misura
maggiore, unita all’energia e alla disinvoltura che in genere ai vecchi
mancano. I vecchi hanno la sapienza, la capacità cioè di connettere le
categorie generali all’esperienza pratica. Si tratta di doti di
supporto, importanti per le scelte, ma non decisive ai fini della
direzione politica. I vecchi hanno memoria e storia, ma a volte si
tratta di vetri appannati, che impediscono di vedere quello che accade
al di fuori. In definitiva i vecchi, quando non ricoprono specifiche
responsabilità, hanno due strade: tentare la leadership attraverso una
competizione vera, come i tre maggiori candidati alla Casa Bianca, o
riservarsi uno spazio di riflessione e di intervento, se richiesti.
Devono soprattutto evitare di riproporre se stessi. Il rischio è
diventare penosi .