Corriere 1.3.16
Guerra in Libia
Gli Stati Uniti all’Italia: a voi la guida
Il generale Paolo Serra in pole position per il comando dell’eventuale missione
di Fiorenza Sarzanini
ROMA
Il tempo evidentemente stringe, la pressione degli Stati Uniti per un
intervento di tutti gli alleati si fa sempre più pesante. In attesa di
una richiesta ufficiale che arrivi dal governo libico, l’Italia mette a
punto i piani militari e la trattativa per il Comando entra nella fase
cruciale. La dichiarazione del segretario alla Difesa americano, Ash
Carter è netta: «L’Italia, essendo così vicina, ha offerto di prendere
la guida in Libia. E noi abbiamo già promesso che li appoggeremo con
forza». Da mesi Palazzo Chigi porta avanti il negoziato in coordinamento
con i ministri della Difesa e degli Esteri proprio per ottenere la
guida della Coalizione composta da 19 Paesi uniti nella lotta contro
l’Isis. E garantisce la propria capacità di entrare in azione in una
settimana, affiancandosi a chi è già «in teatro».
La risoluzione Onu
La
crisi provocata dall’avanzata delle truppe del Califfato è stata anche
al centro del colloqui tra il capo di Stato Sergio Mattarella e il
presidente Barak Obama, durante la missione di due settimane fa a
Washington. Il Quirinale ha ribadito anche qualche giorno fa — al
termine del Consiglio supremo di difesa — la linea di intervenire
soltanto nella «cornice» dell’Onu, consapevoli che la risoluzione delle
Nazioni Unite è stata già votata nel dicembre scorso. Dunque, bisogna
attendere soltanto la richiesta del governo di Tobruk. Dopo il via
libera concesso al decollo dei Predator armati dalla base di Sigonella,
lo schieramento delle forze in campo è stato delineato. Così come i
piani operativi.
Le forze in campo
Le forze armate italiane
insistono sulla necessità di essere in prima linea sul campo,
evidenziano come francesi e britannici siano già al fianco degli Usa.
Rivendicano la necessità di muoversi non soltanto con attività di
addestramento del personale libico e di sorveglianza dei siti sensibili e
strategici, ma utilizzando i corpi speciali per quelle missioni di
intervento segrete che gli alleati stanno già effettuando. Operazioni di
intervento affidate ai militari del Comsubin e del Col Moschin. E poi
ci sono gli elicotteri da combattimento, le navi già schierate nel
Mediterraneo in servizio di pattugliamento per l’emergenza migranti, gli
aerei e i sommergibili.
La scelta del generale
Difficile
fare previsioni su chi potrebbe essere scelto per la guida, ma qualche
indiscrezione già filtra. E tra i nomi in pole position si fa quello del
generale Paolo Serra, il consigliere militare dell’inviato dell’Onu
Martin Koble che ha grande esperienza sia per quanto riguarda la
conoscenza della crisi libica, sia per i precedenti incarichi visto che è
stato alla guida della missione Unifil in Libano. Potrebbe essere
proprio lui l’alto ufficiale scelto per comandare gli oltre 11 mila
uomini da impegnare in quella che potrebbe diventare una delle
operazioni più imponenti dal punto di vista militare, ma che si
preannuncia anche molto delicata proprio per la vicinanza con il nostro
Paese e le possibili ritorsioni che potrebbe scatenare da parte dei
terroristi dell’Isis. Non a caso i progetti che vengono esaminati in
queste settimane si concentrano sugli interventi nel teatro di guerra,
ma anche su quelli a protezione degli obiettivi in Italia.