Corriere 16.3.16
Bassolino: Renzi parli
E per il Campidoglio è lite Marino-sinistra
di Alessandro Trocino
ROMA
Da Roma a Napoli, grande è la confusione sotto il cielo della sinistra.
Nella Capitale, Ignazio Marino litiga con Sel e salta il tavolo. A
Napoli, invece, è Antonio Bassolino a lanciare un messaggio in codice a
Matteo Renzi.
L’ex sindaco partenopeo invoca il premier: «Renzi
dovrebbe interessarsi di persona di una situazione come quella
napoletana, perché Napoli è Napoli e dobbiamo creare le condizioni per
andare bene al voto». Il sottotesto è chiaro: se Renzi non ci mette
mano, Bassolino potrebbe decidere di candidarsi in alternativa a Valeria
Valente, la vincitrice delle primarie contestate. Tra l’altro
Bassolino, dopo aver perso due ricorsi, ha in mente di riprovarci: tra
oggi e domani potrebbe fare ricorso ai garanti nazionali del Pd.
A
Roma, intanto, accordo fatto, anzi no. L’incontro tanto atteso era
finalmente fissato: tutti pronti a convergere a casa di Ignazio Marino,
salvatore della patria. Si aspettava il gran gesto, ovvero l’annuncio di
una discesa in campo, contro Roberto Giachetti. E a seguire, si
confidava in un’improvvisa remissività di Stefano Fassina. Nel peggiore
dei casi, si pensava di annunciare una qualche forma di primarie a
sinistra. E invece, nel primo pomeriggio, tutto salta. Le vie della
sinistra hanno spesso questa tendenza a biforcarsi. Se si aggiunge che
son strade romane, e dunque piene di buche, la meta si fa lontana. E
così, un Marino infuriato fa saltare tutto. Lancette indietro, si
ricomincia dal via.
I giornali della mattina avevano riportato con
grande evidenza il dossier Cantone, che mette sotto accusa il sistema
Roma, giunta Marino compresa. L’ex sindaco non apprezza. Ma, a sorpresa,
ecco una lettera di esponenti Sel, tra i quali il senatore Massimo
Cervellini. Di fronte alle inchieste, si scrive, serve «una netta
discontinuità con le politiche fin qui seguite». I firmatari spiegano
che «una candidatura a sindaco di Marino ci inchioderebbe in una
posizione di difesa». I firmatari provano un bizantinismo: «Non ti
chiediamo un passo indietro». Ma poi fanno inversione a u: l’ex sindaco
collabori «in altre forme».
Considerando che è il 15 marzo, giorno
delle Idi (44 a.C.), Marino sente odore di cesaricidio e si infuria.
Parte un giro di telefonate. Accuse e urla. Il «marziano» minaccia di
ricandidarsi in autonomia. Paolo Cento, segretario romano di Sel, prova a
placare le sue ire: «Marino è una risorsa importante». Ma aggiunge
anche: «Servono un programma condiviso e procedure democratiche». In
sostanza, l’ideale per Sel sarebbe Marino candidato e Fassina che
collabora. O alla peggio, primarie. Ma non è detto che Marino si
candidi: e in quel caso si torna a Fassina, barra dritta. Quest’ultimo,
tra l’altro, non è affatto entusiasta, dopo aver atteso per giorni il
ritorno di Marino dagli States. L’ipotesi peggiore, per Sel, sarebbe una
doppia candidatura, con Marino in solitaria, e la sinistra, ancora una
volta, divisa.