Corriere 14.3.16
La rabbia dell’ex segretario: disertano i nostri incontri, una roba mai vista nel partito
di Alessandro Trocino
PERUGIA
Ha la febbre alta, Roberto Speranza. Come il suo partito, con il
termometro delle eterne divisioni interne che improvvisamente schizza
verso l’alto, allarmando chi tiene alla salute del paziente.
Servirebbero anticorpi e nervi saldi, ma in questi giorni sembra
difficile mantenersi calmi. Anche il «padre nobile» della minoranza,
Pier Luigi Bersani, dà segni evidenti di nervosismo: «Sono arrabbiato»,
ripete mentre passeggia nel giardino dell’hotel che ospitò l’Ulivo
prodiano. La rabbia diventa sbigottimento quando scopre che Lorenzo
Guerini ha deciso di disertare: «É incredibile, è la prima volta che
succede una roba del genere — mormora esterrefatto — non ricordo una
riunione della minoranza a cui la maggioranza non abbia inviato
qualcuno».
E in effetti, l’assenza si nota, eccome. «Errore blu,
gravissimo», scandisce un solitamente più moderato Speranza. «Uno
sgarbo, una provocazione», dicono in molti. Solo il rispetto per la
figura di Guerini fa moderare i toni. Confida Cuperlo: «Io ho grande
stima, umana e politica, di Lorenzo. Ma avrebbe fatto bene a venire.
Pensate se fosse venuto e avesse detto: so bene che non la pensate come
me, ma il fatto stesso che io sia qui e che voi mi abbiate invitato, dà
la misura di cosa sia un grande partito. Sarebbe scattato un grande
applauso». Non è detto che sarebbe andata così, ma la controprova non
c’è. E comunque Cuperlo è sicuro che non si ripeterà lo sgarbo: «Il 6 e 7
maggio c’è un appuntamento importante a Milano: sono sicuro che non
mancherà».
I toni nella minoranza son diversi. «Alcuni sono aspri,
alcuni intervengono in punta di piedi, come D’Alema», scherza Cuperlo.
Guglielmo Epifani: «É un periodo frizzante per il Pd, non ci si annoia».
Miguel Gotor prova a dare una spiegazione della febbre che ha colpito
il partito: «Subiamo continue provocazioni da Renzi, ma non abbocchiamo.
Vorrebbe dire favorire il progetto renziano, che è quello di spostare
il baricentro del Pd, trasformandolo nel perno di un assetto neo
centrista». Tra le «provocazioni» di Renzi, c’è quella dell’Ulivo, che
fa imbestialire Bersani. E che Gotor considera «una sgrammaticatura
volontaria»: «Il primo Ulivo nasce nel ’95, in Emilia Romagna. Con un
certo Bersani presidente».
Le «provocazioni», dice Gotor, non sono
casuali: «Rientrano nella logica schmittiana di Renzi: quella del
nemico interno. É convinto che creando un nemico a sinistra, otterrà più
consensi al centro o a destra. Ma ha fatto male i conti». Eppure, dice
D’Alema, il partito della nazione già c’è. Gotor conferma: «Chi lo nega,
o fa lo struzzo o si sbaglia».
La tre-giorni di Perugia segna
l’inizio della battaglia. La sinistra affila le armi: con la richiesta
di cambiare l’Italicum e la minaccia di non votare il referendum. Eppure
ha bisogno di un leader carismatico e non che è tra le sue file
abbondino. C’è Gianni Cuperlo. E c’è Roberto Speranza, il delfino di
Bersani, che anche Gotor vorrebbe alla guida dell’alternativa a Renzi:
«Quando ci sarà il congresso, spero che possa candidarsi Speranza. É
giovane, è preparato e ha dimostrato con i fatti di essere capace di
rinunciare a un posto di prestigio e anche a offerte per entrare nel
governo».
Ma bisognerà mettere d’accordo tutte le anime. Bersani,
D’Alema, Cuperlo, Lo Giudice e molti altri. E capire cosa vorranno fare i
«Giovani Turchi» e il ministro Maurizio Martina. Per ora sono
filogovernativi e diversamente renziani. Ma in molti pensano che Renzi
potrebbe scaricare Matteo Orfini e i suoi, attribuendogli un’eventuale
sconfitta alle Amministrative. A quel punto la partita si riaprirebbe.
Sempre che la febbre da cavallo non porti all’improvviso decesso del
paziente.