Corriere 13.3.16
Rossi: «Il livore non aiuta Ma non c’è soltanto l’Italia felice della Leopolda»
intervista di Alessandro Trocino
PERUGIA
Enrico Rossi, governatore della Toscana, è stato il primo a candidarsi
nel ruolo di successore di Matteo Renzi alla segretaria del Pd. E ieri
un sondaggio pubblicato dall’Huffington Post gli assegnava un
sorprendente secondo posto, subito dopo Massimo D’Alema.
Sorpreso? Come lo spiega?
«Beh,
un po’ sì. Me lo spiego in due modi: perché sul piano politico
nazionale sono nuovo. E perché vengo percepito, per la mia storia, come
una figura solidamente ancorata a una sinistra di governo. Ecco, io mi
candido per rifare la sinistra nel Pd. E mi piacerebbe svolgere il ruolo
di federatore della sinistra. Senza misurare il tasso di antirenzismo».
In D’Alema pare altissimo. Come valuta il suo ritorno?
«D’Alema
fa una analisi lucida, che merita un confronto. Ma non la condivido
quando ipotizza che il disagio possa sfociare nella costituzione di una
nuova forza politica. Sarebbe un errore, anche pesante. Poi, ci sono
toni molto aspri: non si può non percepire un certo livore. Sarebbe
meglio se lo stesso livore forse indirizzato alle contraddizioni del
Paese»
Lei non condivide l’antirenzismo.
«Non aiuta. Renzi è
il nostro premier e segretario. Molte ne fa: alcune condivisibili,
altre molto meno. Ma questa divisione tra renzisti e antirenzisti
rischia di produrre una logica “amico/nemico” che blocca la
discussione».
Una logica che fa comodo allo stesso Renzi?
«In parte sì. Certo, lui non si risparmia. Comunque sia, questa logica imballa il partito».
Come si va oltre Renzi allora?
«Innanzitutto,
restando in questo partito. Poi misurandoci di più sulla sofferenza del
Paese. Renzi ha fatto molto ma bisogna andare più a fondo. E parlare
dell’esistenza di due Italie: di quella del successo della Leopolda, ma
anche dell’Italia che soffre».
A Perugia si respira aria di rimpianto per l’Ulivo. Lei ha nostalgia?
«No,
la situazione è cambiata. L’Ulivo ha avuto meriti, ma anche pecche.
Farei un’analisi più serena, senza questa logica gladiatoria».
Si contesta lo slittamento a destra.
«Questa
legislatura nasce, vista la non vittoria del Pd, sulle larghe intese.
Ma bisogna stare attenti a non spostarsi troppo al centro o a destra,
altrimenti si rischia di perdere. E questo vale anche per la tornata
amministrativa».
Non tutti sostengono convintamente i candidati renziani di Roma e Milano.
«La
gente ci vuole uniti, sarebbe un errore non sostenerli. Così come è
stato un errore non fare elenchi degli elettori per le primarie. Andando
avanti così, la gente perbene non si vorrà far vedere in fila ai
gazebo».
Come valuta il caso Napoli? Bassolino si candiderà?
«Credo che meriti una risposta nel merito. Dopo di ché, lui ha le spalle larghe e un grande spirito di responsabilità».
La sinistra pd vorrebbe cambiare l’Italicum e minaccia di non votare sì al referendum.
«Sono
due cose diverse. L’Italicum mi sembra meglio del Porcellum, ma se c’è
una modifica da fare, le si faccia. Quanto alla riforma costituzionale,
non la metterei in discussione».
Si vuole anticipare il congresso Pd.
«Sarebbe
meglio una conferenza di organizzazione. Abbiamo un partito fortemente
indebolito. Renzi vede i corpi intermedi come un impaccio. Ma il Paese
funziona solo così: le energie non possono essere tutte a Palazzo
Chigi».