Corriere 11.3.16
Profughi, arriva la frenata della Turchia
«Ne riprenderemo migliaia, non milioni»
L’Austria guida la protesta contro Ankara: sono inaffidabili
L’ira di Merkel per i confini chiusi nei Balcani
Roma e Berlino: attenti alle rotte in Libia e Albania
di Ivo Caizzi
BRUXELLES
Dure critiche alla linea tedesca di offrire concessioni al controverso
governo della Turchia per frenare i flussi di migranti diretti
principalmente in Germania. Ma, nel Consiglio dei 28 ministri degli
Interni a Bruxelles, per Italia, Spagna, Bulgaria e Romania è emerso
soprattutto il rischio di dover fronteggiare masse di profughi deviati
dalla rotta dei Balcani, chiusa con i controlli alle frontiere.
Austria
e Ungheria, che hanno ripristinato severe verifiche ai confini, insieme
al Belgio e vari Paesi dell’Est contestano alla cancelliera tedesca
Angela Merkel l’affidabilità di una Turchia criticata a livello
internazionale per le violazioni dei diritti fondamentali. «È molto
discutibile che la Turchia, tre giorni dopo aver messo un giornale
d’opposizione sotto il suo controllo, presenti una lista di desideri e
sia gratificata con discussioni sulla liberalizzazione dei visti per
l’Europa — ha protestato la ministra degli Interni austriaca Johanna
Mikl-Leitner —. Mi chiedo se l’Ue stia buttando a mare i suoi valori».
Nell’Europarlamento perfino il leader tedesco filo-Merkel del Ppe,
Manfred Weber, ha respinto le richieste turche di accelerazione
dell’adesione alla Ue e di liberalizzazione dei visti. Molti partiti
sono contrari alla concessione alla Turchia dello status di «Paese
sicuro» necessario per l’accoglienza dei rifugiati.
La
cancelliera, insieme al premier greco Alexis Tsipras, ha attaccato
Vienna e gli altri governi che hanno bloccato la rotta dei Balcani. «Le
decisioni unilaterali dell’Austria e successivamente di altri Stati
balcanici hanno messo la Grecia in una situazione insostenibile», ha
detto Merkel. Tsipras ha richiamato il presidente del Consiglio Ue, il
polacco Donald Tusk, perché aveva applaudito su Twitter proprio il
blocco della rotta dei Balcani.
Italia, Spagna e altri Paesi hanno
sollevato il problema delle rotte alternative al percorso balcanico.
«Non bisogna mai dimenticare la rotta del Mediterraneo centrale, dalla
Libia all’Italia, che deve essere un punto fisso dell’agenda dei Paesi
europei», ha dichiarato il ministro degli Interni Angelino Alfano,
citando anche il passaggio tra l’Albania e la costa adriatica italiana.
«Stiamo dialogando con gli italiani per prevenire sviluppi simili», ha
rassicurato il ministro degli Interni tedesco Thomas de Maizière, che
vorrebbe l’appoggio di Roma per far passare l’accordo Ue-Turchia. La
Commissione europea, varando altri 275 milioni di aiuti ai profughi, ha
reso noto che l’agenzia Ue per il controllo delle frontiere Frontex ha
lanciato l’allarme sulla «frammentazione delle rotte» dei migranti e sta
lavorando «a piani d’emergenza». La Nato ha promesso l’invio di più
navi nel Mediterraneo. Il commissario Ue per l’Immigrazione, il greco
Dimitris Avramopoulos, ha ammesso il fallimento del piano della
Commissione per i ricollocamenti nella Ue dalla Grecia e dall’Italia,
definendo indispensabile un ritmo di «6 mila rifugiati al mese» per
affrontare l’emergenza. Ankara ha comunicato che non accetterà rimpatri
fino a maggio e che saranno «migliaia», non «milioni». L’Onu ha ammonito
che le deportazioni di rifugiati dalla Ue in Turchia violerebbero le
leggi europee e internazionali. Sarà il summit Ue del 17 e 18 marzo a
tentare un compromesso.