Corriere 11.3.16
Morassut e quell’allarme per i dati gonfiati
di Monica Guerzoni
ROMA
Roberto Morassut lo aveva dichiarato apertis verbis prima della sfida:
«Un’affluenza sotto i 50 mila votanti sarebbe imbarazzante per il Pd».
Si
spiega anche così il (maldestro) tentativo dei democratici di gonfiare
in corsa i dati delle primarie, facendo spuntare tra la sera e la
mattina migliaia di schede bianche, poi calate a furor di commenti
indignati. E allora, cinque giorni dopo il fattaccio, ha ancora un senso
seguire il filo dell’infelice suggestione che ha attraversato i dem,
ossessionati — nelle ore della sfida tra Giachetti e Morassut —
dall’ansia dei numeri. Alle 11 di domenica il commissario Orfini
telefona a Giachetti e Morassut e li informa che le cose ai seggi vanno
«molto bene», poi dirama il suo entusiasmo. Dice che «ci sono file in
tutti i seggi» e che i votanti all’ombra del Cupolone sono «già
ventimila». Il dato, al quale il Pd si è impiccato per tutto il giorno,
si rivelerà sovrastimato di parecchio. Alle ore 15 infatti Morassut
viene a sapere dai suoi che le schede non sono, a quell’ora, più 18
mila. E così alle 17, dopo aver verificato che i votanti sono circa 30
mila, Morassut lancia l’allarme con un comunicato in cui giudica
insufficiente la partecipazione. Fa buio, chiudono i seggi e Orfini
chiama i candidati: «Ragazzi, forse ce la facciamo a toccare quota 50
mila... Sarebbe un bel risultato per tutti». Un invito a chiudere un
occhio sui numeri, per il bene della ditta? La sinistra non ci sta, teme
trucchetti a vantaggio di Giachetti e chiede ai vertici del Pd di
diffondere i dati seggio per seggio. «Girava l’idea di aggiustarsela»,
conferma sottovoce un deputato renziano in Transatlantico. E spiega il
suo imbarazzo: «Una volta queste cose le sapevamo fare. Se il Nazareno
diceva che dovevamo arrivare a 50 mila era 50 mila, punto. E certo non
si veniva a sapere».