La Stampa 11.3.16
Cuffaro: “Il Pd è la nuova Dc, la minoranza sarà spazzata via. Ma a Roma attenti alla Raggi”
L’ex governatore siciliano: destra e sinistra mi chiedono di tornare
intervista di Giuseppe Alberto Falci
Dica
la verità è riuscito a condizionare perfino le primarie di Napoli?
Giorgio Ariosto, uno di quelli che distribuiva monetine ai seggi, era un
cuffariano. «Non so chi sia questo Ariosto. Dicono che sia cuffariano
ma io non lo conosco. In ogni caso a Napoli avrei fatto votare per
Bassolino». Di passaggio a Roma per la presentazione di un libro che
ripercorre le sue vicissitudini giudiziarie, l’ex presidente della
Regione Sicilia, uscito dal carcere a dicembre dopo aver scontato quasi
cinque anni di pena per favoreggiamento a Cosa Nostra, nonostante tutto è
ancora amato dai suoi elettori. «Sono più popolare di Berlusconi. Non
pensavo che il carcere mi desse questa notorietà». Cuffaro si è
spogliato degli abiti dei parlamentari, e veste come un turista in
visita nella Capitale. Una camicia, un pullover e un paio di jeans. Lo
ferma perfino Maria Pia Garavaglia, ex senatrice Ds, che lo stringe
forte e gli augura buona fortuna.
È tornato in Sicilia o si è nuovamente trasferito a Roma?
«Frequento
saltuariamente la Capitale. Ormai vivo nella mia campagna di San
Michele di Ganzaria in provincia di Catania. Lì mi diverto e sto a
contatto con la natura. Mi prendo cura delle mie galline».
Ha proprio deciso di lasciare politica?
«Tutti mi hanno chiesto di scendere in campo. Da destra a sinistra. Per adesso però non ne ho voglia».
In realtà, lo ammetta, sta preparando il suo ritorno in grande stile?
«In effetti sono ancora ben voluto. Qualche volte mi diverto a far litigare i leader».
Più che litigare stava provocando la scissione nel Pd...
«Tutti
pensano che i miei ex fedelissimi stiano andando da Renzi. In verità,
quando chiusi con la politica a causa della condanna, i miei amici si
riposizionarono nel Pd di Pier Luigi Bersani.
Le truppe dell’ex segretario negano. Alzano le spalle.
«Le
faccio un esempio, l’attuale segretario del Pd di Palermo, Giuseppe
Bruno, era già andato lì ai tempi di Bersani. Per non parlare del Pd in
giunta con Lombardo. Quasi tutti gli assessori, compreso il magistrato
Caterina Chinnici (oggi europarlamentare del Pd n.d.r), erano in gran
parte amici miei».
Il suo nome continua a dividere.
«E mi sorprendo anche io. Ma può dividersi un grande partito come il Pd su una minchiata detta da Cuffaro?».
Quale sarà il futuro del Pd?
«Se
Renzi vince il referendum costituzionale, anticiperà le elezioni e farà
un listone del partito della nazione. Si farà l’80 per cento dei gruppi
parlamentare a trazione renziana. E non gliene fregherà più nulla dei
Bersani e degli Speranza».
Secondo lei Verdini confluirà nel nuovo partito di Renzi?
«Verdini
è la vera novità della politica italiana. È come se il numero 10 del
Milan passasse con l’Inter. Ormai è chiaro che il Pd è un’altra cosa. La
metamorfosi si compirà con le elezioni. È fisiologico che sia così.
Cosa ci sta attorno a Renzi? Guerini era nella direzione della Dc. I
Boschi sono una famiglia targata Dc. Se tu sei culturalmente nato e
cresciuto dentro uno spazio culturale, quell’idea culturale te la porti
dentro».
A proposito della Capitale, chi vincerà le elezioni amministrative?
«Virginia
Raggi mi sembra un’ottima candidata. Questa ragazza dei cinquestelle
suscita molto interesse. C’è una città incazzata che ha voglia di
punizione. Può succedere di tutto anche che i cinquestelle vincano al
primo turno».