Corriere 10.3.16
L’assenza di un movente
Quella «voglia di fare male» in puro stile Arancia meccanica
di Paolo Di Stefano
«Quando
è entrato Luca è scattato un clic, era lui la persona giusta». Che
frasi sono? Che pensiero o che non pensiero nascondono? La persona
giusta per cosa? La persona giusta da torturare e da massacrare? E se
fosse stata un’altra persona? Sarebbe stata anche quella la persona
giusta? In realtà tutte queste domande sono domande attorno al vuoto, a
un senso del «giusto» senza senso. Dunque ancora più terrificanti. «In
passato ho avuto voglia di fare male». Senza motivo? Senza motivo,
ammesso che la voglia di far male possa mai avere una ragione
ragionevole. Ma qui non c’è l’ombra neppure di una ragione
irragionevole. Dove sta il movente? Il movente è la voglia di fare male?
Una tautologia, qualcosa che non spiega nulla né forse vuole spiegarlo.
Ci saranno pure state questioni di soldi, ma la prima spinta, il clic è
la «voglia di fare male», e uno sguardo di intesa con l’amico: sì, è
proprio lui la persona «giusta». Un clic inspiegabile e confuso da cui
paradossalmente nasce una sequela di azioni fredde e lucidissime. Poi la
dichiarazione implacabile: «Abbiamo deciso di ucciderti». È il futuro
distonico dell’arancia meccanica realizzato nel presente. La stessa
lucidità allucinata che negli ultimi tempi abbiamo imparato a
riconoscere nella follia di chi ha deciso di decapitare il nemico: e
qui, per di più (o per di meno), non c’è alcun nemico. Là
un’allucinazione da eccesso ideologico, qui una lucidità da eccesso di
vuoto. Il fondamentalismo del nulla.