Corriere 1.3.16
Le vite umane low cost e senza dignità
di Beppe Grillo
Le
questioni etiche nel periodo del low cost possono assumere degli
aspetti paradossali, al limite del ridicolo... scusate: del tragico. Il
fenomeno del low cost avvicina molti esseri umani a stati transitori di
benessere immaginario quando, nella migliore delle ipotesi, quelle
stesse persone stanno facendo da tristi tappabuchi, nelle sempre più
disperse, e tante, basse stagioni di ogni cosa: il prezzo dell’albergo
di lusso, quello di una vacanza romantica, quello della felicità, e
quello dei diritti rende le idee delle persone sempre più confuse!
Ed
è curioso come il prezzo delle creature viventi possa diventare così
basso, e trattabile, proprio quando è altissimo il pericolo di
sconvolgimenti irreparabili dello stato sociale e morale di un popolo.
Proprio le creature viventi, e tutto ciò che le garantisce in vita, mi
sembra non abbiano più un valore percepito.
Peggio vanno le cose e
più sono le nullità che scorrono sugli schermi utilizzando le parole
amore, felicità, dignità umana... come se anche queste stessero subendo
una sorta di inflazione.
Mentre confondiamo l’economia con la
finanza ancora peggio ci comportiamo, anche nel nostro intimo, quando
confondiamo quelli che adesso mi permetto di chiamare diritti intimi!
Come la paternità, la maternità e l’amore.
Sento utilizzare la
parola amore in modo talmente pressappochista da provare un dolore,
intenso, che nessuna forma di ironia può risolvere. È veramente
possibile che si blateri di amore e diritti intimi pensando a Vendola
proprio mentre stiamo dimenticando chi ha messo al mondo noi? Mi
riferisco a quelli che chiamiamo anziani, quelli che stiamo dichiarando
inutili senza neppure più arrossire!
E allora: chi sono io per
dire alle persone di rinunciare a delle opportunità che appaiono
stupefacenti? E se è così: chi sarei io per rivendicare, al semplice
scopo di salvarli, i diritti della persona a cominciare dalla sua
dignità, per finire con il fatto che si tratta di una certa persona, di
una tal coppia oppure di un operaio, di un poliziotto, un pensionato, un
bambino in Siria dove ti uccidono i videogiochi dal cielo, insieme a
tutti gli individui che compongono il tessuto interstiziale della
società.
Forse uccidere a distanza degli esseri umani provoca una
gioia che io non ho alcun diritto di criticare. Se tutto è possibile,
uccidere giocando è diventata una realtà prima che nasca la perversione
giusta per gioirne. Quanto è lontano Nichi Vendola da quello che sta
succedendo nel mondo reale per permettersi di comportarsi con una
majorette che rotea strane mazze colorate guidando un corteo di pareri
in svendita.
C’è qualcosa del concetto di utero in affitto che mi
spaventa. E non ha nulla a che fare con l’omosessualità oppure
l’eterosessualità; mi spaventa la logica del «lo facciamo perché è
possibile»: un po’ com’è diventato facile attaccare tutto alla bolletta
della luce.
Così, mi perdo in questi nuovi moti di provare dolore e
manifestare gioia, spaventato dalla facilità con cui li modifichiamo.
Terrorizzato dal contesto di assoluta disinformazione da cui sentiamo
provenire quelle parole. Incredulo e confuso: nessuno vorrà spiegare
perché stiamo vivendo nel mondo del precotto low cost delle idee, dei
riferimenti morali e della gioia.
Scandalizzarsi perché qualcuno
trova buffo Vendola ma non dice nulla — oppure dimentica apposta —
quello che sta succedendo a chi si suicida per un debito mi spaventa.
Insieme a quelle definizioni strane: utero in affitto, soldato,
sacrificio, insostenibilità, abbandono... Tutti rinchiusi e allontanati
dalla vista mentre si chiacchiera pensando soltanto se ci si è sbiancati
a sufficienza i denti da mostrare nell’ennesimo talkshow.
Beppe Grillo