Repubblica Salute 23.2.16
Nuove terapie
Ascolta il bambino prima che sia autismo
Un
centro di formazione a Pisa e alcuni programmi pilota. Per aiutare i
piccoli sin dai primi mesi. Quando i genitori vedono che c’è qualcosa
che non va. Si chiama Esdm e ci sono le conferme sperimentali della sua
efficacia
di Paola Emilia Cicerone
Bastano sei mesi per vedere se ci sono risultati. E possono trarre giovamento anche i molto gravi
Sally Rogers è la psicologa californiana che ha ideato il metodo Esdm. Il suo manuale è tradotto anche in italiano.
FARE
LEVA SUGLI INTERESSI di un bambino con autismo per aiutarlo a uscire
dall’isolamento. Sembra l’uovo di Colombo, è la formula che ha decretato
il successo dell’ESDM o Early Start Denver Model, un modello
terapeutico nato poco più di dieci anni fa negli Stati Uniti grazie
all’impegno della psicologa Sally Rogers dell’Università della
California a Sacramento, e che si sta diffondendo in tutto il mondo.
Anche in Italia, dove presso l’Istituto Scientifico Fondazione Stella
Maris di Pisa si tengono corsi di formazione per operatori. «L’idea è
quella di partire dal bambino, da quello che sappiamo del suo sviluppo,
per stimolarne gli interessi nel modo più naturale fin dai primi mesi di
vita, sfruttando una fase in cui la plasticità cerebrale è massima»,
spiega la psicologa Costanza Colombi, allieva della Rogers e oggi
docente all’Università del Michigan, Ann Arbor.
Si parla di ”Early
Start”, ovvero di avvio precoce, perché l’ESDM è l’adattamento fatto a
misura per i più piccoli del Denver Model, un metodo ideato dalla Rogers
negli anni ‘80 per sostenere lo sviluppo dei bambini con autismo,
soprattutto nelle aree in cui sono più carenti, prime fra tutte le
abilità sociali e comunicative. «Possiamo pensare di intervenire molto
presto nell’infanzia – spiega Filippo Muratori, responsabile dell’unità
di Psichiatria dello sviluppo dello Stella Maris – perché negli ultimi
anni abbiamo acquisito la capacità di fare le diagnosi presto. Oggi è
possibile fare diagnosi di autismo a 18/24 mesi, e gli studi più recenti
mostrano che già per bambini dai 7/14 mesi si può indicare la presenza
di un rischio di malattia, che giustifica un intervento mirato». Venendo
incontro anche alle preoccupazioni dei genitori, i quali spesso
avvertono che qualcosa “non funziona”, senza però trovare risposte
adeguate.
L’ESDM non è però l’unico metodo disponibile, anche se è
uno dei pochi ad avere ottenuto importanti conferme sperimentali. «Il
primo a mostrare che i bambini con autismo sono in grado di apprendere è
stato lo psichiatra di origine norvegese Ivaar Lovaas », spiega
Muratori. Da circa quaranta anni sono disponibili metodi di tipo
comportamentale che però sono considerati oggi troppo rigidi e di
difficile gestione per i bambini più piccoli, e per questo motivo si
sono aggiunti metodi basati sullo sviluppo, come il metodo DIR ideato da
Stanley Greenspan. «Il merito della Rogers è stato quello di avere
proposto un sistema flessibile che segue lo sviluppo del bambino,
aiutandolo a superare le tappe più difficili per una persona con
autismo, come quelle legate all’attenzione per gli altri e alla
comunicazione non verbale, ai gesti e all’imitazione », prosegue lo
psichiatra. Grazie a vere e proprie “routine sociosensoriali”, esercizi
che puntano a catturare l’attenzione del piccolo partendo dai suoi
interessi e dalle attività di tutti i giorni, dalla pappa al bagnetto,
ai giochi. Utilizzando tecniche descritte in un manuale ricco di esempi
pratici, pensato proprio per i genitori, Un intervento precoce per il
tuo bambino con autismo (Hogrefe 2015) di Sally J. Rogers, Geraldine
Dawson, Laurie A. Vismara.
Oggi sappiamo che è importante
coinvolgere i genitori, specie quelli con i bambini piccoli, «anche se
in Italia purtroppo c‘è una certa tendenza a escluderli dalla terapia –
osserva Colombi – si pensa che il bambino debba interagire col
terapista, e che la famiglia rappresenti una distrazione, mentre abbiamo
visto che proprio quando sono rassicurati dalla presenza dei genitori, i
bambini sono più portati ad allontanarsi e a esplorare».
Con
quali risultati? «Questo metodo può essere applicato dopo una
valutazione iniziale per verificare che il bambino reagisca a questo
tipo di stimoli», ricorda Muratori. Bastano tre /sei mesi per vedere
qualche risultato, «che ovviamente varia a seconda della gravità del
disturbo, e dalla presenza o meno di un deficit cognitivo – ricorda
Colombi – ma abbiamo visto che l’ESDM è in grado di aiutare, nell’ambito
delle loro possibilità, anche bambini con gravi deficit cognitivi ».